SOCIAL: In Italia 76 mila posti di lavoro senza candidati

Informatici, analisti e programmatori. Aziende pronte ad assumere, ma mancano giovani competenti

tecnici-informatici

Ogni dieci, preziosi, vecchi cari posti di lavoro, in Italia ce n’è uno che è difficile da creare. Non mancano le aziende pronte ad assumere, bensì i lavoratori che le aziende ricercano. In un Paese con la disoccupazione all’11,7% può sembrare un paradosso, ma purtroppo non lo è. Le aziende italiane cercano ingegneri che non ci sono mentre un giovane disoccupato italiano su due è pronto ad andare all’estero per lavorare.

OFFERTA SCARSA

Nel 2015 le imprese italiane avevano in cantiere l’assunzione di 722 mila persone: di queste 76 mila, il 10,6%, sono definite «di difficile reperimento»: l’offerta di lavoratori è scarsa e la ricerca può richiedere più di tre mesi. Il testo sacro delle professioni, il Sistema Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro, individua due ragioni fondamentali all’origine della difficoltà: le competenze che non ci sono e i titoli di studio. I lavoratori più richiesti d’Italia sono analisti di procedure informatiche, progettisti per l’automazione industriale, sviluppatori di software e app e consulenti per la gestione aziendale. Tra i non laureati i compiti più ricercati vanno dalla riscossione crediti all’installazione di macchinari industriali, dagli addetti agli stipendi ai tecnici elettronici. I dati dell’Istat sull’andamento delle professioni dal 2011 al 2014 registrano alcune tendenze significative: oltre alla crescita dei lavoratori tecnici qualificati, c’è un mondo di mestieri specializzati, ma non tecnici, dalla logistica alla cura della persona, che meriterebbe un focus a parte in un Paese che invecchia. Fin qui l’Italia non si distingue di molto dal resto d’Europa. Ma nell’agricoltura e nel turismo c’è un mondo di potenzialità che si scontra con una qualità dell’offerta non sempre all’altezza.

IL PARADOSSO DIGITALE

I numeri delle caselle più difficili da riempire rivelano anche la rincorsa dell’economia italiana per entrare davvero nell’epoca digitale. Le imprese investono su nuove figure che consentano loro di fare un passo decisivo nell’automazione e nell’uso di algoritmi e software. Tutto ciò mette in luce un aspetto tragicomico della complessità contemporanea: tra dieci anni molti lavori che non richiedono inventiva intellettuale o artigianale potranno essere replicati facilmente da robot in grado di imparare dal comportamento umano, con conseguenze sociali tutte da valutare.

IL MODELLO-BIELLA

Ma gli allarmi non servono, serve il lavoro e il progetto. Un settore rilevante come quello della moda si appoggia su una filiera lunga di mestieri antichi e difficili da preservare, dalla sarta al chimico tintore. Nel distretto del Biellese per combattere preventivamente la carenza di professionalità sono state create scuole superiori, corsi universitari e master per salvaguardare i mestieri del tessile. La filiera che parte dalla fibra per arrivare all’abito confezionato è ancora una delle poche a essere rimasta intatta e questo richiede, in reparto, figure specializzate, dalla rammendatrice al disegnatore. Uno dei lanifici più antichi, la Vitale Barberis Canonico, fondata nel 1663 a Pratrivero, investe in corsi di formazione con la famosa alternanza scuola-lavoro. «I ragazzi entrano in azienda, fanno pratica e vengono retribuiti – dice l’amministratore delegato Alessandro Barberis Canonico -. Nel nostro stabilimento oggi abbiamo 15 tirocinanti a tutti i livelli: tre neolaureati, dodici distribuiti in orditura, filatura e tessitura. Così nasce una professionalità. Poi saranno loro a decidere se proseguire con noi o prendere altre strade»

About Mario Ferraioli 4038 Articles
MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.

1 Commento

I commenti sono bloccati.