AMBIENTE: Genova, la pioggia gonfia il Polcevera, cede la diga, la Capitaneria dichiara l’emergenza

La Capitaneria: “Stato di emergenza locale, ma niente nuovo inquinamento”. Il ministero dell’Ambiente manda due navi di Castalia: ma la chiazza avvistata potrebbe essere anche costituita da meduse

Le due unità d’altura, allertate già prima della dichiarazione di emergenza della Capitaneria di Porto di Genova, sono dotate di tutte le idonee attrezzature per un intervento anti-inquinamento sulle macchie di greggio e convergeranno nell’area interessata nelle prime ore del pomeriggio per operare sotto il coordinamento dell’autorità marittima. La Capitaneria di Porto di genova, peraltro, parla di una situazione “delicata ma sotto controllo” in quanto il cedimento delle barriere “non ha determinato una maggiore fuoriuscita di sostanza oleosa, anche perché a valle di tale barriera, altri presidi di contenimento erano già operanti”.

Positiva l’attività delle panne galleggianti; “nel frattempo, già dalle prime luci dell’alba di oggi un rimorchiatore d’altura fornito di dotazioni antinquinamento oceaniche sta intervenendo sulla chiazza segnalata ieri a 4 miglia al largo litorale Loano-Albenga, mentre sulla zona di Genova, continuano ad operare nelle acque portuali e lungo il litorale un totale di 6 battelli disinquinanti costieri, tre rimorchiatori d’altura, nonché un numero consistente di autospurgo che operano lungo il corso del Polcevera”.

La diga cede. Una delle dighe di contenimento sul torrente Polcevera, creata con terra e sacchetti di sabbia per contenere il greggio fuoriuscito da una tubatura dell’oleodotto Iplom domenica scorsa, ha ceduto a causa dell’innalzamento del livello del corso d’acqua dovuto alle piogge della notte. “La situazione è complicata, non sappiamo quanto greggio potrà finire in mare. La Capitaneria di porto è riunita per l’emergenza ed ha dichiarato lo stato di emergenza locale”. Lo ha detto l’assessore comunale alla protezione civile Gianni Crivello dopo il cedimento di una diga.
In due altri punti della diga, si apprende da Iplom, i varchi sono stati aperti volontariamente proprio per far defluire l’improvvisa piena dovuta al temporale.  Si sta lavorando per ripristinare gli sbarramenti, costituiti da terra e ghiaia in prossimità del ponte Pieragostini a circa 300 metri dalla foce del Polcevera a Cornigliano. Quelle più a valle sono state completamente spazzate via dall’acqua, che ha eroso il materiale con cui gli sbarramenti erano stati costruiti e che si sono quindi rivelati non funzionali.  Le piogge della scorsa notte  peraltro non particolarmente abbondanti vista l’allerta meteo gialla, la più bassa – hanno però ingrossato il corso d’acqua rispetto ai giorni precedenti.

Le panne in materiale assorbente poste in prossimità delle dighe sono state trascinate via. Sono invece rimaste in posizione quelle cosiddette oceaniche, che hanno un metro e mezzo di pescaggio, e le altre galleggiante in prossimità della foce. I mezzi autospurgo al momento sono rimasti sul lato del Polcevera perchè finchè non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza non potranno riprendere il lavoro di bonifica.

Ora il rischio è che altro greggio possa arrivare in mare, dove peraltro l’onda nera si è già allargata verso la riviera di Ponente, raggiungendo la costa davanti a Loano. E’ uscito materiale oleoso dalle dighe
di contenimento ma il problema più grave resta quello della sacca di petrolio sul versante del Pianego, su cui non si può operare perché l’area è sotto sequestro da parte della magistratura. Altre due briglie sono state aperte appositamente perché il materiale non defluisse con eccessiva violenza.

La pioggia al momento è cessata e le briglie dovrebbero essere richiuse a breve, anche se Genova resta in allerta Gialla, comunque panne di contenimento bloccano il materiale anche in mare, vicino alla foce del Polcevera e anche più a largo.

Intanto la raccolta di greggio galleggiante è quasi terminata, è iniziato il decorticameno del fondale del rio Fegino e ieri sono partiti i lavori di ripulitura delle spiagge di Pegli e Multedo. (FONTE: repubblica.it)

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