Ambienti di lavoro: la valutazione dell’illuminazione con il luxmetro

Il livello della luce deve essere conforme alla legge per rispettare le norme di sicurezza evitando rischi per la salute e per gli occhi.

luxometro

Nei posti di lavoro l’illuminazione naturale e artificiale deve essere adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere dei lavoratori. Uno dei problemi principali è rappresentato in particolare dalle radiazioni ottiche artificiali che, oltre certi limiti, possono causare effetti nocivi sugli occhi e sulla cute.

LA NORMA: I CRITERI DI VALUTAZIONE

Secondo il Decreto Legislativo 81/2008 si ha “l’esigenza di ottenere dai produttori di illuminazione dati di emissione idonei ai fini della valutazione del rischio per i lavoratori”.

La norma ha l’obiettivo di garantire un adeguato livello di sicurezza ottica. A tal proposito sono definiti i criteri principali a cui attenersi nella valutazione del rischio dei sistemi di illuminazione.

La verifica dei requisiti normativi viene effettuata attraverso il controllo e il rilievo di tre grandezze fotometriche.

Infatti, si misura l’illuminamento sulle diverse superfici presenti all’interno di uno spazio confinato, la luminanza delle sorgenti luminose e delle superfici che rientrano nel campo visivo, e infine il colore della radiazione luminosa o temperatura del colore della luce naturale trasmessa dagli elementi trasparenti.

IL LUXMETRO: CARATTERISTICHE E UTILIZZO

Tra gli strumenti utilizzati per la rilevazione c’è il luxmetro. È composto da una parte fissa e una mobile, quest’ultima contiene il sensore costituito da una cella fotovoltaica o elettrica che sotto l’effetto dell’energia luminosa reagisce provocando una corrente elettrica che viene rilevata da un dispositivo, il galvanometro, la cui scala di misura è tarata in lux.

Per conoscere il livello di illuminamento naturale e la relativa distribuzione spaziale è necessario individuare le superfici di interesse dove collocare i piani di misura, dove generalmente si svolge il compito visivo.

Per l’effettuazione delle misure occorre posizionare lo strumento con la fotocellulaparallela alla superficie esaminata: durante la fase di rilievo sul campo è importante che l’operatore presti attenzione a non schermare la fotocellula con il proprio corpo, con il rischio di falsare il valore letto dallo strumento, né che la luce incida sulla superficie sensibile dello strumento in maniera significativa.

CLASSI DI RISCHIO DELLE LAMPADE

Per quanto riguarda la luce artificiale, lo standard CEI EN 62471:2009 definisce lelampade e i suoi sistemi secondo quattro classi di rischio:

esente: nessun rischio fotobiologico

gruppo 1: nessun rischio fotobiologico nelle condizioni normali di impiego

gruppo 2: non presenta rischio in condizioni di riflesso naturale di avversione alla luce o effetti termici

gruppo 3: pericoloso anche per esposizioni momentanee

È possibile definire dei livelli di illuminamento e di luminanza al di sotto dei quali la sorgente è un gruppo di rischio 1 o inferiore. Per le valutazioni bisogna tenere conto del livello di illuminamento misurato all’altezza degli occhi dell’osservatore.

LAMPADE ESENTI DAL RISCHIO

In base ai parametri fissati dalla norma, i livelli di rischio attesi per alcune tipologie di sorgenti luminose è nullo. In particolare, non è rilevabile alcuna complicazione derivata dagli infrarossi e ultravioletti delle lampade ad incandescenza, di quelle alogene per l’illuminazione domestica e a livello generale, per le lampade fluorescenti, al sodio e a scarica mercurio.

Invece, per quanto riguarda le lampade alogene per applicazioni speciali IEC 60432, per quelle a scarica MH chiare e moduli Led, è necessario valutare attentamente i parametri con riferimento agli infrarossi e alla luce blu.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.