Due casi di peste bubbonica in Mongolia: scatta il divieto di caccia alle marmotte

I due infettati vivono in regioni diverse, lungo il confine con Russia e Cina. Si sospetta che i portatori della piaga siano i roditori. L’infezione si cura con gli antibiotici

Due persone in Mongolia sono risultate contagiate dalla peste bubbonica. Lo hanno comunicato le autorità cinesi. Si tratta di un pastore e di un ragazzo di 15 anni che ha rincorso il proprio cane con in bocca una marmotta. L’area interessata dal virus è il confine tra Russia e Mongolia, e tra Mongolia e Cina. Le autorità dei tre Paesi hanno diramato il divieto alla popolazione di mangiare o cacciare le marmotte, ritenute possibili serbatoi del virus. L’allarme è salito a 3 su una scala di 4, ma si ritiene, dicono le autorità, che non ci sia da temere una diffusione su larga scala.

La peste bubbonica, altamente contagiosa, nel 1300 ha ucciso circa 50 milioni di persone in Africa, Asia ed Europa. Venne chiamata morte nera per i “bubboni” scuri che si formavano sui corpi dei malati. Ora è facilmente curabile. Bastano degli antibiotici e una diagnosi veloce. Il governo mongolo è comunque corso ai ripari mettendo in quarantena tutta l’area in cui vive uno dei due infetti. L’uomo era solito cacciare e mangiare le marmotte.  I media russi riferiscono che ci sono stati precedenti focolai di peste nella regione Altai, e che “il consumo di carne di marmotta infetta è una via di trasmissione conosciuta”. Il New York Times scrive che negli Usa si registrano ogni anno almeno 7 casi di peste bubbonica, tutti concentrati nelle campagne degli Stati occidentali.

Un avviso del governo di Tuva in Mongolia, scrive la Bbc, dice che “i batteri sono diffusi dalle pulci che vivono nella pelliccia dei roditori. I ratti, la carne di marmotte e di cammello, sono pericolosi per l’uomo”.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.