ECONOMIA: Frosinone, in crisi anche gli avvocati. Chiesta l’erogazione dei buoni pasto per quelli in difficoltà

avvocatoFROSINONE – «È finita, questa professione. Così come la vita economica di questa provincia». “È finita” è la frase che ripete a più riprese un avvocato del foro di Frosinone, quando lo incontriamo nel suo studio nel capoluogo. In mano una richiesta inviata al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Frosinone per l’erogazione dei buoni pasto agli avvocati iscritti. Qualcuno stropiccerebbe gli occhi, con in mente fissa l’immagine tradizionale dell’avvocato, veicolata anche da tanta produzione cinematografica. Colto, che cita in latino, socialmente rispettato e riverito nei salotti che contano, con il conto in banca rigoglioso da ostentare. Ma in realtà c’è ben poco da meravigliarsi: la crisi ha colpito anche l’avvocatura, pesantemente. Lo dicono anche i numeri e le cronache nazionali. Tra l’altro una recente indagine del Censis, come riportato da Italia Oggi, ha fotografato la condizione della categoria a partire da un campione di 8mila professionisti intervistati: l’82% ha difficoltà a risparmiare, il 55% registra una diminuzione del reddito familiare, il 50% la riduzione dell’attività e il 45% difficoltà economiche dovute a spese impreviste.  E in provincia di Frosinone non sono in pochi gli avvocati a vivere in una situazione di difficoltà professionale ed economica, anzi. «La grave crisi economica, che si protrae ormai da lungo tempo – scrive l’avvocato di Frosinone nella lettera inviata al Consiglio dell’ordine degli avvocati di Frosinone – ha colpito inesorabilmente anche molti liberi professionisti ed iscritti al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Frosinone, per cui, anche se unico firmatario della presente istanza, sono portatore pure degli interessi di molti altri Colleghi che, con me si intendono pure firmatari e condivisori della proposta». Da qui la proposta dell’avvocato  di istituire dei buoni pasto per gli iscritti «che versino in particolari difficoltà economiche e che non superino il tetto di reddito di euro 24.000,00 annui» al fine di  «venire incontro ai necessari bisogni economici di molti colleghi». L’avvocato spiega come la “desertificazione” subita a livello economico in provincia abbia coinvolto tutti i livelli: da quello produttivo fino alla categoria dei liberi professionisti. «A Frosinone, a parte i soliti 3 o 4 studi, per tantissimi avvocati la crisi si è fatta sentire, eccome. Sento parlare di leggera ripresa. Ma guardandomi intorno vedo grandi difficoltà, quale ripresa? A me sembra che sia tutto “finito” piuttosto. È necessario intervenire immediatamente».Nella lettera dell’avvocato viene auspicato un coinvolgimento del Consiglio nazionale forense per l’acquisto dei buoni pasto in questione, ricordando come la normativa in vigore consenta ai liberi professionisti titolari della partita Iva «la piena detraibilità fiscale, consentendo di realizzare forti riduzioni di costi, essendo esitabili anche presso supermercati e punti vendita accreditati per l’acquisto di cibo». La proposta avanzata, ricorda l’avvocato del foro di Frosinone, si è già concretizzata in altri ordini professionali locali, anche nel Nord Italia. Insomma un evidente grido d’allarme da raccogliere al più presto, anche alla luce della recente elaborazione della Cgia di Mestre, che ha evidenziato come la crisi economica abbia inciso fortemente sui lavoratori autonomi: l’anno scorso il 24,9 per cento delle famiglie con reddito principale da lavoro autonomo ha vissuto con una disponibilità economica inferiore a 9.455 euro annui. La crisi e altri fattori stanno dunque stravolgendo anche la vita di molti avvocati. Sempre secondo il rapporto Censis riportato da Italia Oggi, le difficoltà economiche riscontrate  hanno avuto per il 70% degli avvocati intervistati ripercussioni sul lavoro, il 25% ha ridotto l’attività, il 42% ha avuto problemi con clienti e collaboratori. Il 60% ha denunciato una perdita di prestigio degli avvocati, il 48% ha lamentato un abbassamento della qualità professionale , il 49% l’inefficienza del sistema giustizia. Il 45% sostiene che ci siano troppi avvocati. Così il 47% del campione di avvocati chiede una limitazione dell’accesso alla professione, il 28%  sostiene che bisognerebbe aumentare l’offerta di welfare. In questo senso va anche la proposta dell’avvocato frusinate, anche alla luce del nuovo Regolamento dell’assistenza voluto dalla Cassa forense a livello nazionale. Per l’attuazione degli interventi di welfare il Cda della Cassa forense ha previsto, nella formulazione del bilancio di previsione 2016, circa 64milioni di euro da destinare all’assistenza, vista proprio la difficoltà economica in cui versa gran parte dell’avvocatura. Insomma, è inutile fare come gli struzzi.

Da L’Inchiesta di sabato 12 dicembre

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.