L’art. 18 del D.P.R. n. 600/1973 fornisce disposizioni relative alla contabilità semplificata per le imprese minori.
La suddetta norma consente alle imprese individuali e alle società di persone e assimilate che nell’anno precedente a quello in corso non abbiano ottenuto ricavi superiori a determinate soglie, di tenere e conservare i soli registri contabili rilevanti ai fini dell’Iva (registro delle fatture emesse, degli acquisti e dei corrispettivi) da integrare con le operazioni rilevanti per la determinazione del reddito d’impresa che non rientrano nel campo di applicazione iva quali, ad esempio, la rilevazione delle rimanenze, degli ammortamenti, ecc..
Nel regime di contabilità semplificata gli obblighi fiscali di natura contabile risultano alleggeriti.
Tuttavia la suddetta semplificazione non vale per gli adempimenti contabili che attengono alla sfera civile i quali, a prescindere dal regime contabile fiscale, sono costituiti in primo luogo dalla tenuta del libro giornale e del libro degli inventari.
Nell’ambito delle disposizioni civilistiche non opera pertanto il distinguo tra contabilità ordinaria e contabilità semplificata e, nonostante gli adempimenti contabili dei soggetti in contabilità semplificata risultano attenuati rispetto a quelli prescritti per le società di capitali, ciò non comporta la loro completa rimozione, poiché l’unica eccezione espressamente prevista dal Codice Civile è quella relativa alla categoria del piccolo imprenditore, esonerato dall’obbligo di tenere le scritture contabili ex 2214 cod. civ..
La prassi di alcuni studi professionali tende a non considerare compiutamente gli obblighi contabili civili, ottemperando solo a quelli di natura fiscale che consentono ai soggetti in contabilità semplificata minori adempimenti contabili e meno costosi.
Quanto sopra esposto è approfondito in uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti reperibile al seguente link:http://www.fondazionenazionalecommercialisti.it/node/823
