Gpt-3, l’algoritmo che scrive come un essere umano arriva in Italia: cambierà per sempre l’intelligenza artificial

Secondo il test di Turing, chi legge un articolo di giornale scritto da Gpt-3, l’ultimo algoritmo elaborato da OpenAi, non è in grado di capire se il testo è prodotto da un uomo o una macchina. Un risultato sbalorditivo, ma d’altra parte si tratta di un modello di linguaggio senza precedenti, capace di interpretare e scrivere in maniera chiara e corretta qualunque cosa. Anche perché i numeri sono impressionanti, soprattutto se confrontati con quelli di Gpt-2, la versione precedente dell’algoritmo: il fratello maggiore conosceva “appena” 1,5 miliardi di parametri, il neo arrivato ne ha già immagazzinati 175 miliardi. Informazione che può essere utilizzata in qualsiasi contesto grazie a un percorso di apprendimento che non necessita di supervisione umana e che costa milioni di dollari. E che adesso – dopo il via libera di Microsoft – potrà essere integrata anche sulla piattaforma della start up tutta italiana Indigo.Ai.

“Siamo tra le prime società in Europa a sperimentare il modello di linguaggio tecnologico ad oggi più sviluppato al mondo. L’intelligenza artificiale creata da OpenAI si integra perfettamente con le caratteristiche della piattaforma no-code creata da Indigo.ai, permettendo alla società di abbattere a pochi minuti il tempo necessario per creare un assistente virtuale” spiega Gianluca Maruzzella, Ceo e co fondatore di Indigo.Ai, secondo cui “il potenziale di questa tecnologia è immenso”.

Le ricadute potenziali sul sistema Paese potrebbero essere enormi perché trattandosi di un modello di linguaggio estremamente avanzato, la scelta di utilizzare una lingua piuttosto che un’altra è destinata ad accelerare lo sviluppo tecnologico di determinate comunità. Motivo per cui gli esperti sono convinti che l’utilizzo del nuovo algoritmo a livello internazionale potrebbe portare alla nascita di una vera e propria GPT-3 economy: “Immagino – prosegue Maruzzella – che in un futuro molto prossimo nascerà un micro-universo di tool che baseranno il proprio business su questo modello di linguaggio, per il semplice motivo che permette di non dover impiegare tempo per istruire l’intelligenza artificiale dal momento che sarà in grado di auto-imparare”.

Qualcosa che nella pratica sia in grado di ricordare la storia d’amore tra Samantha, il sistema operativo provvisto di intelligenza artificiale generale con la voce di Scarlett Johansson, e Theodore Twombly (interpretato da Joaquin Phoenix) raccontata nel 2013 dal film Her. Perché se da un lato la capacità delle macchine di ragionare e pensare in maniera autonomia è ancora lontana, dall’altro le potenzialità in termini di conoscenza sono enormi: basti pensare che Wikipedia in italiano occupa 4 giga di memoria, mentre Gpt-3 arriva a 164 giga. In uno scenario del genere solo le applicazioni nel mondo dei chatbot sono enormi: un algoritmo così preparato sarebbe in grado di comprendere subito il problema del cliente e in questo modo potrebbe indirizzarlo rapidamente al persone in grado di risolvere la questione. Migliorando anche la qualità del lavoro umano.

Dal punto di vista tecnico, GPT-3 fa parte di un gruppo di modelli di linguaggio noti come “transformer”, che si sono diffusi con il BERT di Google (Bidirectional Encoder Representations from Transformers). Se i sistemi precedenti si limitavano a predire il linguaggio dell’utente proponendo soluzioni di autocompletamento – come fa Gmail, per esempio – adesso, le nuove generazioni hanno capacità più che sufficienti per costruire frasi di senso compiuto e sostenere discussioni senza che nessuno sospetti di interagire con un Bot.

“Il lato oscuro di un potenziale così ampio è nell’utilizzo che se ne può fare. La capacità di Gpt-3 di imparare così rapidamente e facilmente lo rende un’arma letale per chi volesse farne uno strumento di propaganda” chiosa il ceo di Indigo.Ai secondo cui “serve un compromesso tra la libertà d’espressione e la difesa della libertà altrui, ma ancora di più un modello per costruire una tecnologia che sia a sostegno dell’uomo e non una minaccia costante. Per questo dobbiamo investire nella costruzione di norme sociali e politiche pubbliche, ma anche iniziative educative, che aiutino a prevenire la disinformazione e la propaganda realizzata dalle macchine prima che sia troppo tardi”.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.