Incendio al Cosmari, allarme per la diossina nell’aria: scattano i prelievi, ansia per i risultati

Le analisi  dell’Arpam confermeranno la presenza di diossina o, come sarebbe meglio dire, di diossine. Si tratterà solo di vedere in che quantità e quanto estesa sia l’area in cui queste sono eventualmente ricadute rispetto al punto in cui si è sviluppato l’incendio. Non c’è bisogno di alcuna magia per saperlo. La combustione di materie plastiche clorurate, ad elevate temperature (250°), produce diossine. Sono andati a fuoco il vecchio impianto di smaltimento della plastica e quello nuovo, costato 3,5 milioni, non ancora collaudato e non in funzione. Secondo le autorità non esiste un pericolo immediato per la salute. Il rischio, infatti, non deriva tanto da un’inalazione breve e occasionale di queste sostanze – che comunque è sempre meglio evitare – quanto dal fatto che le diossine si depositano sul suolo e sulle parti arboree dei pascoli e dei seminativi, per essere magari ingerite da animali da pascolo e da allevamento. Possono anche essere trasportate dalle acque superficiali e raccolte nei sedimenti, raggiungendo la fauna ittica, per finire nella catena alimentare e raggiungere l’uomo.

Non a caso le diossine, che sono sottoprodotti indesiderati di una serie di processi chimici e/o di combustione, per le loro caratteristiche e pericolosità vengono annoverate tra i cosiddetti Pop (Persistent organic pollutants), cioè i contaminanti organici persistenti. I tecnici dell’Arpam, che hanno raggiunto il Cosmarigià all’1.30 di mercoledì notte, si sono dapprima concentrati sulla nuvola di fumo, cercando di comprenderne gli spostamenti e, poi, hanno fatto i necessari campionamenti. In tutto i prelievi sono stati una ventina e hanno riguardato soprattutto il suolo e la vegetazione, solo tre l’aria, anche perché nel frattempo la nube si è andata via via dissolvendo, e quanto in essa contenuto si è disperso o è ricaduto a terra. Ma per i risultati ci vorrà qualche giorno.

«Faremo analisi per cercare diossine, ma anche idrocarburi policiclici aromatici, furani e metalli pesanti», ha spiegato il direttore provinciale, nonché direttore scientifico regionale dell’Arpam, Gianni Corvatta. «Capisco che la popolazione voglia sapere, ma questo tipo di analisi richiede alcuni giorni. La gestione di queste situazioni richiede grande attenzione». E intanto? Nel frattempo, cautelativamente, va lavata con acqua corrente e abbondante la verdura a foglia larga proveniente dall’area interessata. Una volta immesse nell’aria le diossine sono soggette a vari destini ambientali e danno origine a processi di accumulo in specifici comparti/matrici ambientali (suoli e sedimenti) e di bioaccumulo in specifici prodotti (latte, uova e grassi animali). Ecco perché l’indagine sarà condotta dall’Arpam insieme all’Asur, ivi compresi il servizio veterinario (per analisi su latte e uova) e al Corpo Forestale dello Stato.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.