Infermieri, monta la protesta: «Non siamo carne da macello»

La tensione è altissima perché mancano mascherine, tamponi e camici. L’associazione di categoria di Lombardia e Piemonte ha scritto al governo lasciando aperta l’ipotesi di uno sciopero. «I mille euro in più grazie al decreto? Un’elemosina vergognosa»

Monta la protesta degli infermieri di Lombardia e Piemonte: «Mancano mascherine, tamponi e dispositivi di sicurezza. Siamo allo sbando», dicono i segretari regionali del sindacato degli infermieri Nursing Up, Claudio Delli Carri e Angelo Macchia. Che continuano: «Vogliamo dispositivi di protezione individuale e tamponi subito, non siamo carne da macello. Veicoliamo il contagio e abbiamo paura per le nostre famiglie. Pare, inoltre che nel decreto in approvazione dal governo ci sia un’indennità di mille euro per gli operatori sociali, per quello che stiamo facendo. Mille euro è un’elemosina vergognosa».

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La tensione è altissima e l’associazione degli infermieri di Lombardia e Piemonte ha scritto al governo lasciando aperta l’ipotesi di uno sciopero della categoria, che è il più esposto al contagio in queste ore. Da giorni lamentano l’assenza di approvvigionamenti, di camici adeguati, di calzari, ma anche delle mascherine che impediscano il contagio e di tamponi per verificare la positività al contagio: «L’esecutivo conta sull’alto senso del dovere dei suoi soldati, mentre sono impegnati in trincea. Noi infermieri non siamo bassa manovalanza e chiediamo di essere trattati da professionisti: a partire dagli approvvigionamenti, che scarseggiano ancora oggi a scapito della nostra incolumità. Ma ricordiamo che la garanzia della nostra incolumità è anche la vostra. Andate a vedere cosa succede laddove ci stiamo ammalando: un dato assente dalle tabelle della Protezione civile e da quelle delle Regioni. Quanti sono gli infermieri contagiati? Domandiamoci perché non viene reso pubblico. Dov’è la sicurezza sul lavoro per gli operatori sanitari?».

Così i segretari Claudio Delli Carri del Piemonte e Angelo Macchia della Lombardia commentano il protocollo di sicurezza varato ieri e le anticipazioni sul decreto del Governo oggi in approvazione. «Mentre stiamo combattendo una guerra – sottolineano – ci tocca registrare in alcune realtà l’attesa anche di una settimana della somministrazione dei tamponi ai nostri infermieri che sono venuti a contatto con gli infettati. Si tratta forse di una strategia dolosa da parte delle aziende sanitarie per ovviare alla tragica carenza di organico? Cioè lasciarli comunque in trincea nonostante siano positivi?

I professionisti avvertono in questo atteggiamento l’abbandono da parte delle istituzioni costrette in queste ore a scelte drammatiche quanto dissennate. Non vorremmo parimenti che si stiano effettuando valutazioni pericolose sulle nostre teste: anche noi torniamo a casa dalle nostre famiglie alla fine dei lunghi turni massacranti. Anche gli infermieri hanno paura e sono stanchi». E ancora: «Adesso è arrivata l’ora di dimostrare riconoscenza verso il nostro valore non solo a parole. Il Governo si muova tempestivamente per fornire tutele e diritto alla salute agli infermieri e alle loro famiglie senza perdere altro tempo in chiacchiere. Non vogliamo e non possiamo credere che una mancia di mille euro sia la risposta a tutti i disagi che stiamo sostenendo sulle nostre spalle. Se è così che il Governo ringrazia gli infermieri, ci vergogniamo per loro. È così che vengono indennizzati per l’immane sacrificio personale che stanno vivendo? E se la loro indignazione li facesse incrociare le braccia, cosa accadrebbe?». (Fonte)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.