Lavoro da remoto: opportunità o rischio?

L’altro giorno su Facebook mi sono imbattuta in una discussione, l’argomento era il timore che molti imprenditori hanno nei confronti del lavoro da remoto o di chi si propone da remoto.

lavorare-da-casa-3-hd1Lavoro da remoto & dipendenti

“I dipendenti battono la fiacca in ufficio, figuriamoci da casa”… Questo sembra uno dei timori più frequenti… Alcuni datori di lavoro temono (o forse danno per scontato?) che il dipendente da casa non lavori.

Ora, vengo da lavoro dipendente anche io e so perfettamente che in azienda c’è chi lavora di più e chi lavora di meno. Questo è innegabile. Ma chi lavora bene in azienda, quasi sicuramente lo farà anche da casa. Dico “quasi” perché non tutti potrebbero essere portati per organizzarsi in modo autonomo. Così come non tutti gli imprenditori sono adatti per gestire un team da remoto. Richiede capacità organizzative e una mentalità che non tutti hanno.

Questo però non deve precludere la possibilità di provare. Magari sarà il lavoratore stesso che dopo un periodo in remoto chiederà di tornare in ufficio. Oppure il datore di lavoro scoprirà che il lavoratore rende molto di più da remoto e in orari diversi da quelli canonici 8-18.

Sarà responsabilità del titolare valutare caso per caso, in base all’organizzazione e alla flessibilità aziendale, alle mansioni del dipendente… e questo non è facile, me ne rendo conto. Però solo uscendo dagli schemi e sperimentando si può migliorare ed evolvere.

Senza contare che avere il dipendente “sotto lo stesso tetto” non è e non sarà mai garanzia esclusiva di buon lavoro. Chi vuole battere la fiacca trova il modo di farlo, in un modo o nell’altro…

Lavoro da remoto & professionista

E se il lavoratore da remoto è un professionista con Partita Iva? I timori purtroppo non cambiano di molto: “Ma come faccio a sapere se lavora?”… “E se non rispetta le scadenze?”… “È difficile controllare cosa fa..”.

Ora mi chiedo… spaventa di più il fatto che lavori da remoto o il fatto che svolga una professione magari nuova e che non si conosce bene?

Secondo me la seconda. Le nuove professioni digitali (e ovviamente includo anche quella dell’assistenza virtuale) sono ancora poco conosciute e di conseguenza poco rispettate… Cosa intendo? L’esempio che faccio sempre è quello del commercialista. Qualcuno ha forse il commercialista sotto i propri occhi per otto ore al giorno? Certo che no! La collaborazione si basa su ciò che otteniamo grazie ai suoi servizi: non ci interessa controllare quante ore il commercialista passerà sui nostri documenti… ci interessa che la nostra contabilità sia in regola, in ordine, le scadenze rispettate. Ci interessa ilRISULTATO.

E perché collaborare con un professionista digitale dovrebbe essere diverso?

Come Assistente Virtuale specializzata in supporto Estero mi è capitato di lavorare con clienti esteri che conoscono già molto bene la mia professione. Cosa succede in quei casi? Il cliente acquista un pacchetto di ore (giudicate da entrambi in linea per svolgere le varie mansioni), io tengo traccia delle ore (per vedere che siano effettivamente sufficienti a fare tutto) e le invio al cliente. Ma difficilmente il cliente perde tempo a guardare il report e nel 90% dei casi nemmeno gli interessa averlo. Cosa fa però? Ovviamente e giustamente controlla il lavoro svolto! Il criterio è quindi il risultato.

Questi clienti si fidano di me a prescindere? Ovviamente no. La fiducia non è dovuta. Arriva con il tempo e si crea grazie alla serietà, al rispetto dei termini, alla qualità del lavoro e molto altro.

Troppo spesso il timore di ciò che non si conosce genera diffidenza e preclude nuove possibilità.

Come uscirne? Con impegno, dialogo e serietà. Da entrambe le parti.

Da parte dell’imprenditore che vuole cogliere i vantaggi di avere un team in remoto c’è la necessità di staccarsi dal concetto delle “ore lavorate” e di entrare in un’ottica di risultati e qualità del lavoro svolto. Di allontanare l’idea che ci si può fidare solo di ciò che si conosce già o di ciò che si ha vicino.

Da parte del professionista c’è il dovere di informare, di spiegare cosa si fa, come lo si fa e perché. Sono convinta che tra qualche anno ci sarà molta meno diffidenza, anche in Italia, ma nel frattempo tocca a noi spiegare e far conoscere. E lo dico sapendo che non è facile “raccontare” una nuova professione, specialmente per chi è agli inizi come me 🙂

Il lavoro da remoto non è per tutti. Ma è per molti.

Molti bravi imprenditori che riescono a vedere oltre le convenzioni e a trarne un vantaggio concreto. Molti bravi professionisti che si costruiscono carriere super basate sulle loro capacità. E che danno il massimo ogni giorno… da casa o da ovunque.

È un rischio? Certo, come qualsiasi assunzione, qualsiasi scelta. Ma è prima di tutto un’opportunità che non andrebbe sprecata, né tanto meno temuta!! (Mela Marin)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.