Professionisti , da 1 luglio si paga col Pos. Ecco perché conviene a tutti

Dal 1 luglio al via il credito d’imposta per le commissioni addebitate per l’utilizzo del Pos. In sostanza, i costi sostenuti da professionisti (singoli e associati) e dalle imprese sulle transazioni effettuate mediante l’accettazione di carte di credito, debito ed altri pagamenti elettronici tracciabili si trasformerà in un bonus fiscale pari al 30% di quanto addebitato per spese bancarie.

La disposizione, prevista dal Decreto Fiscale 2020 (legge 157/2019), si applica ai contribuenti citati che nell’anno precedente abbiano realizzato ricavi o compensi fino a 400 mila euro, indipendentemente dal regime di contabilità adottato e dalla tipologia giuridica scelta per l’esercizio dell’attività. L’agevolazione nasce per incentivare l’utilizzo della moneta elettronica e in coincidenza dell’entrata in vigore della riduzione a 2mila euro del limite del contante circolante.

Il quadro della normativa riflette l’ambiguità del legislatore. Che ha cercato di conciliare finalità opposte: limitare sì l’uso del contante, ma senza scontentare troppo i cittadini e i negozianti. Obiettivo complicato da raggiungere, in un Paese in cui – secondo i dati del Mef – l’86% delle transazioni complessive è ancora regolato con le banconote.

Il taglio dei costi
Il programma di Governo punta ad “agevolare”, “estendere” e “potenziare” i «pagamenti elettronici obbligatori», intervenendo anche per «ridurre drasticamente i costi di transazione». La frase suona contraddittoria (come si fa ad agevolare un obbligo?), ma lascia intravedere una linea d’azione. Il nuovo Esecutivo è al lavoro per eliminare le commissioni a carico degli esercenti per i pagamenti fino a 5 euro, riducendole drasticamente per i pagamenti fino a 25 euro. Una mossa che dovrebbe rimuovere uno dei principali ostacoli alla diffusione delle pagamenti elettronici. In Italia, in effetti, i Pos non mancano – ce ne sono 3,2 milioni – ma sono poco usati. La media è 1.235 operazioni per terminale all’anno, contro una media Ue di 4.205.

Tre categorie di limiti
In attesa di vedere se e come sarà definito il taglio delle commissioni, le regole attuali si possono dividere in tre grandi categorie.

1. I limiti all’uso o al trasferimento delle banconote. Da quello generale di 3mila euro (valido anche per i cambiavalute) ai mille euro per le pensioni. Mentre gli stipendi già dal 1° luglio dell’anno scorso non possono più essere saldati in contanti.

2. Le norme sulla tracciabilità legate a bonus o adempimenti fiscali. È il caso delle detrazioni sui lavori in casa (che richiedono quasi sempre il bonifico tracciabile) e sulle donazioni alle Onlus (che escludono le erogazioni in contanti). Ma anche dell’obbligo di pagare i carburanti con mezzi tracciabili per poter dedurre il costo e detrarre l’Iva, scattato a luglio dell’anno scorso.

3. Le soglie che regolano comunicazioni o controlli da parte delle autorità. Ad esempio, i 10mila euro in frontiera o i 10mila euro di movimentazione mensile del conto corrente, che gli intermediari finanziari comunicano alla Uif di Bankitalia a fini antiriciclaggio.

Dalla tracciabilità ai controlli
Senza arrivare per forza a una soglia “universale”, è chiaro che la giungla dei limiti andrebbe razionalizzata. Ma senza illudersi che scoraggiare o vietare l’uso del contante sia sufficiente a fermare evasori fiscali e riciclatori di denaro sporco. La riduzione del contante può rendere loro la vita più difficile. Ma, per scoprirli, sono indispensabili i controlli e le indagini. Magari innescati dalle analisi dei database pubblici, alimentati dai pagamenti tracciati. La scommessa della tracciabilità, in fondo, è tutta qui. (Fonte)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.