TECNOLOGIA: l’uomo del microchip – intervista all’invertore ITALIANO

Di che anni stiamo parlando?«Dal 1968, l’anno in cui, appena arrivato negli Stati Uniti, ho inventato la tecnologia che poi ha permesso di creare componenti elettronici più veloci, di dimensioni ridotte e in grado di stare su un pezzettino di silicio abbastanza piccolo da essere prodotto a basso costo. Il microprocessore, appunto».

Semplificando molto, un mini computer.«Sì, lo progettai quando lavoravo alla Intel».

Senza il microprocessore non sarebbero arrivati i telefonini.«Non solo nella loro forma più intelligente come l’iPhone, ma anche nelle versioni iniziali che avevano bisogno di un computer al loro interno per agganciarsi alla banda elettromagnetica mentre si spostavano. Il primo, un Motorola, usava il mio processore Z80».

Che anno era?«Il 1976, l’aveva realizzato la prima società che ho fondato, la Zilog».

Società che stava per costarle cara.«Lasciai Intel per far partire la Zilog. Per indurmi a rimanere mi minacciarono di cancellare il mio nome dalla storia dell’invenzione del microprocessore».

Fu Andy Grove, fondatore e presidente di Intel, a giurarle vendetta.«Sì sì, mi disse proprio: “Se te ne vai, tu sarai cancellato dalla storia”».

Come rispose?«Beh, ero ancora abbastanza giovane e avevo un certo rispetto per l’autorità dovuto al retaggio dell’educazione italiana. Ho pensato “ma che figlio di…”, ma non gliel’ho detto».

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.