TERREMOTO 2016: Le casette? una beffa.. ordini insufficienti!!!

casette-fiastra-saeSul “fronte del terremoto” nelle ultime settimane c’è stata una “pioggia” di interventi, di prese di posizione, di documenti e comunicati, che, inseriti in un unico contesto, possono costituire motivo di riflessione e soprattutto, raccolti uno di seguito all’altro (anche a futura memoria), acquistano una rilevanza particolare e del tutto nuova. Il presidente del consorzio stabile Arcale, Giorgio Gervasi, che si è aggiudicato il bando per la costruzione delle Sae (soluzioni abitative di emergenza), parlando a Pieve Torina ha dichiarato che “da bando siamo tenuti a fornire 780 casette ogni sei mesi, e la Protezione civile ci ha chiesto di raddoppiare la quantità”. Il che significa 1560 casette in un anno. Quando si sapeva benissimo che le esigenze totali erano di 3.649 casette, di cui 1.943 solo per le Marche. Egli ha tenuto a giustificare i ritardi spiegando: “Non avevamo territori pianeggianti predisposti. Trovare gli spazi prima e gestire poi gli appalti per l’urbanizzazione con procedure normali ha portato a questi tempi”.

Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, dopo aver visitato i territori terremotati ha dichiarato: “Attraversando l’Appennino non si può non rimanere impressionati dalle dimensioni di questa calamità. Fa impressione vedere distrutti interi paesi, luoghi bellissimi ora ridotti a macerie e posti chiusi. Il terremoto può trasformare i luoghi di una popolazione solare in luoghi di morte. Ma almeno il terremoto non è colpa di nessuno. Ma fa male, è una scena che fa piangere… In questo viaggio ho visto la distruzione di interi paesi, luoghi storici e di culto. Ho avuto modo di consolare persone anziane disperate, che piangevano e soffrivano. Perché gli anziani quando vengono strappati ai propri ambienti e affetti soffrono e in modo così particolare che può accelerare la fine della loro vita… Nell’agenda pubblica del nostro Paese ci deve essere la messa in sicurezza dei territori. Bisogna proteggere questa fragile bellezza”

Gli ha fatto eco il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi che tra l’altro ha detto: “La nostra è una comunità ferita dal terremoto già nel 1997. Se i danni di questo terremoto sono stati enormi, ma comunque non irrimediabili e senza vittime, è perché nel 1997 la ricostruzione fu affidata alle competenze locali. Bisognerebbe quindi tornare ad utilizzare quel modello e le autorità dovrebbero dare fiducia alla popolazione marchigiana. Bisogna superare una macchina centralistica che pare intimorita nel delegare alle autorità locali”.

Il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, commemorando le vittime del terremoto, ha detto: “L’identità di un borgo storico è sempre dinamica e la storia non torna mai indietro. Ricostruire vuol dire sempre andare avanti… Mi chiedo: siamo forse in attesa che l’oblio scenda sulla nostra generazione per lasciare ai nostri figli il compito di cavarsela, magari altrove? Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva”.

Sullo stesso tono l’intervento del vescovo di Ascoli, Giovanni D’Ercole, che ha dichiarato: “L’anniversario del terremoto vuole essere anche sforzo di speranza, puntando a una visione del futuro positiva anche se le difficoltà, gli ostacoli e gli intralci della burocrazia spietata tentano di spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della disperazione”.

Il regista Gianni Amelio, presentando a Venezia il film “Casa d’altri” sul terremoto del 2016, ha detto “In Italia, all’inizio siamo tutti commossi, poi segue l’oblio, tutto si perde in labirinti che trasformano la generosità in un vuoto malato: “Casa d’altri” vuole farci riflettere su questo”.

Il sindaco dimissionario di Ussita, Marco Rinaldi, in un incontro con alcuni sindaci della zona terremotata, tra l’altro ha dichiarato: “E’ sempre più forte la preoccupazione che si vada verso la desertificazione, per il fatto di non aver riportato velocemente le comunità nei centri più piccoli, quelli che avevano bisogno di tornare ad essere una comunità il prima possibile, non è cominciata la ricostruzione. Stante la gravità della situazione non potrà cominciare a breve, e lo dico da ingegnere, ma la fase di emergenza doveva almeno essere chiusa nei comuni epicentrali che non sono certo 140. Prendo atto di un progetto di desertificazione che parte da lontano, che sfrutta il sisma e si basa sull’irrilevanza numerica di noi residenti di montagna. Un territorio senza presenza umana è pericolosissimo sotto un profilo umano e ambientale. Ma meno gente c’è in montagna meno ospedali, servono, meno scuolabus, in un’ottica miope di taglio delle spese”.

Meno pessimista il commissario prefettizio che ora guida il Comune di Ussita, Mauro Passerotti, che tuttavia ha un giudizio negativo: “C’è un ritardo su tutti i fronti: macerie, fast da completare, messe in sicurezza”. Egli comunque così illustra la situazione: “91 case agibili e le famiglie possono tornare. Aspettiamo il censimento dei danni per alcuni immobili pubblici e per gli impianti di Frontignano per i quali abbiamo chiesto alla ditta di verificare lo stato delle strutture. Pensiamo di consegnare tutte le casette per l’inizio dell’anno scolastico, dando la priorità alle famiglie con bambini e poi ai lavoratori della zona. I borghi zone rosse sono 15. Vogliamo capire dove è necessario ricostruire e dove invece, per motivi di sicurezza, bisogna delocalizzare. Per il cimitero siamo d’accordo con la Protezione civile per presentare uno studio di fattibilità che prevede il recupero immediato della strada, la rimozione delle macerie dal cimitero e la sistemazione dei resti in loculi provvisori così che Ussita abbia almeno un cimitero”. In un incontro pubblico, a precisa richiesta sulla possibilità di ricostruire il centro urbano di Ussita sullo stesso sito che è a

rischio esondazione, il responsabile dell’Ufficio ricostruzione Cesare Spuri, ha dichiarato che non ci sono problemi di nuova localizzazione perché si sta lavorando per la messa in sicurezza di quell’area mediante una bonifica. Invece per la frazione Pescara del Tronto in comune di Arquata, è stato già deciso che non potrà essere ricostruita sullo stesso sito in quanto si tratta di uno sperone di roccia collassato dalla frana. Quindi la frazione sarà ricostruita o più a monte o più a valle.

Anche per Visso si era prospettata l’ipotesi di delocalizzare per rischio idraulico ma il sindaco Giuliano Pazzaglini ha reagito energicamente: “Ci chiedono di delocalizzare il nostro borgo con tremila anni di storia, uno dei più belli d’Italia, bandiera arancione del Touring, sede di un parco nazionale, luogo dove si producono eccellenze conosciute in tutto il mondo…C’è scritto chiaramente nell’articolo 22 dell’ordinanza 19: dev’essere rimosso il rischio idraulico. Occorrerebbero vent’anni di lavori e non so quante risorse. Proprio per questo, Visso dev’essere delocalizzata. Ma allora cosa facciamo? Spostiamo Venezia perché piazza S.Marco s’allaga? Spostiamo Roma perché le anse del Tevere sono in zona R4? Dove andiamo? A Pievetorina, a Muccia? Dove?”

Ultimamente è scoppiata la vicenda delle casette di Visso previste per l’inizio dell’anno scolastico e che invece arriveranno ai mesi di novembre/dicembre e persino a gennaio. Effettivamente ci sono stati dei ritardi prima per il fatto che non sono state approvati i siti individuati dal Comune e ne sono stati localizzati altri che però hanno presentato problemi, per difficoltà di avere il parcheggio, e poi per i lavori di urbanizzazione al rallentatore e infine per la “burocrazia macchinosa delle approvazioni”. Il consigliere comunale di Visso Filippo Sensi ha dichiarato: “L’aspetto che desta particolare preoccupazione al momento è legato alle potenzialità del consorzio che ha in carico la realizzazione delle casette. Ha una mole di lavoro impressionante e l’autunno è alle porte. Frattanto sarà il nostro Ufficio tecnico a impegnarsi per le opere pubbliche aggiuntive (come l’allaccio alla rete fognaria e all’impianto di depurazione nelle aree Sae. Visto l’andamento delle cose abbiamo deciso di seguire direttamente noi per sgravare i cantieri da ulteriori incombenze”. (di UGO BELLESI)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.