Un domani di robot al lavoro, e noi a casa

Secondo uno studio un posto su due è a rischio automatizzazione, per gli esperti però non è per forza un male

Automi, robot, intelligenze artificiali già solo a sentirle nominare sembra quasi di trovarsi in un film di fantascienza ma la realtà è che già sono intorno a noi e le usiamo ogni giorno. Sono a bordo della nostra auto, dentro il nostro smartphone e… sul posto di lavoro. La robotizzazione è un processo inarrestabile che sta già cambiando in maniera radicale la società umana e il suo modo di rapportarsi alla produttività.

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Foto Reuters

A rischio il 48% dei posti – Una recente ricerca della società di consulenza Deloitte svizzera parla chiaro: nel corso dei prossimi anni circa il 50% delle mansioni attualmente svolte da esseri umani diventeranno dominio dei robot. E non parliamo solo di settori primario e secondario, dove le macchine già sono preponderanti, ma anche di quello dei servizi. Secondo lo studio, infatti, professioni come il/la segretario/a, il/la bancario/a, il/la cassiere hanno un tasso di possibile automatizzazione ben superiore al 90%.

Siamo già un paese per robot – Ci aspetta un tracollo socio-economico e un futuro di povertà? Secondo Juergen Schmiduber, eminenza delle intelligenze artificiali. per l’Istituto Dalle Molle di Supsi e Usi, il domani non è così grigio come lo si dipinge:  “La Svizzera, assieme alla Corea del Sud e al Giappone, è già fra i paesi a più alto tasso di robotizzazione. È importante evidenziare che sono tutte e tre nazioni che hanno una bassissima percentuale di disoccupati. Attualmente, quindi, non si può affermare che automazione e disoccupazione vadano a braccetto”.

Per i lavori di domani la parole chiave saranno: passione, creatività e cura – Fra le professioni che rimarranno prerogativa degli esseri umani ci sono quelli che lo riguardano più da vicino: quelle sanitarie, legate al fitness, alla creatività, al design e all’ambito legale sono quelle a più basso rischio di automatizzazione (meno del 10%).  “È ormai certo che nei prossimi decenni una gran parte delle mansioni verrà svolte dai robot”, continua Schmiduber, “ma questo non significa che non lavoreremo più”.

Esisteranno professioni che non possiamo nemmeno immaginare – Il mondo del lavoro sarà completamente diverso da come lo intendiamo ora: “nasceranno molte nuove professioni legate più alle passioni che alla necessità primarie. Per avere un idea di quello che ci aspetta basta guardare i paesi più hi-tech al mondo, come la Corea del Sud: lì ci sono addirittura giocatori professionisti di videogiochi, famosi quanto le star dello sport e del mondo dello spettacolo… La componente ludica per noi rimarrà fondamentale”.

Ci sarà una tassa sui (e per) i robot e una reddita minimo garantito – Gli automi ipertecnologici diventeranno una forza talmente preponderante che sarà necessario una legislazione ad hoc. L’ipotesi di molti esperti è che, un domani,  dovrà essere introdotto una rendita minima garantita per ogni essere umano finanziata da una tassa sull’automatizzazione. “L’unico modo per garantire eguaglianza sociale sarà tassare chi possiede robot (e, chi lo sa, magari anche gli stessi robot!)”.

L’economia del futuro è nello spazio, ma noi non ci andremo – E per quanto riguarda il futuro più lontano, Schmiduber dipinge uno scenario degno di un film di Ridley Scott: “L’economia di domani, non c’è dubbio, sarà nelle mani di macchine e intelligenze artificiali. Si svolgerà quasi completamente fuori dalla biosfera terrestre. I robot utilizzeranno l’energia solare per viaggiare nello spazio e auto-replicarsi. Noi resteremo sulla terra e il nostro ruolo sarà marginale”.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.