Zte, apre a Roma il primo centro di cybersicurezza europeo

Roma capitale europea della cyber security. Il colosso cinese delle telecomunicazioni Zte, ha scelto la Città Eterna per inaugurare il suo primo laboratorio di cyber sicurezza in Europa, secondo al mondo dopo quello aperto in Cina. Un’operazione trasparenza da parte del gruppo di Shenzhen che arriva in un momento non certo facile per le aziende di tecnologia asiatiche, e che testimonia la volontà di Zte di continuare ad investire molto in Italia e di farlo con serenità. Il laboratorio di cybersecurity infatti, mira a fornire ai clienti globali, ai regolatori e ad altre parti interessate dei servizi di valutazione della sicurezza come la revisione del codice sorgente sui prodotti Zte, tra cui 4G e le discusse infrastrutture 5G. Opportunità fondamentali per costruire un rapporto di fiducia solido e poter continuare a investire nel nostro Paese.

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All’inagurazione erano presenit il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, l’assessore capitolino Flavia Marzano, il capo della sicurezza di Zte, Zhong Hong, e il Ceo di Zte Italia Hu Kun. «Siamo molto a nostro agio nel mostrare la nostra trasparenza, nell’aprire le nostre apparecchiature e la nostra tecnologia a chiunque voglia verificare e controllare», ha commentato Hu a margine dell’evento. «Questo centro sulla sicurezza diventerà un’altra piattaforma, oltre al centro per la formazione e al centro di ricerca, in cui i diversi stakeholders potranno parlare tra loro. Vogliamo generare idee e opinioni potenzialmente interessanti anche per il governo italiano», ha evidenziato. Hu ha quindi sottolineato 200 milioni di euro investiti da Zte in Italia negli ultimi tre anni, di cui oltre 20 milioni nei tre centri.

Investimenti che Tofalo ha definito «importanti» perché aiutano l’Italia nella corsa a una digitalizzazione consapevole. La rivoluzione che stiamo vivendo, ha spiegato il sottosegretario, «è  paragonabile alla corsa al nucleare». Quella di Zte è quindi «una grande opportunità». D’altronde come ha spiegato Hong, l’azienda cinese ha in mente un piano a più fasi che si svilupperà sul lungo periodo per raggiungere gradualmente degli obiettivi di cybersecurity: «Soddisfare i requisiti delle leggi sulla cybersecurity, regolamenti e standard di settore, nonchè sistemi di certificazione; condurre un dialogo aperto per migliorare la trasparenza e instaurare una cooperazione con i clienti e le agenzie di regolamentazione; sostenere il meccanismo di cooperazione aperta per contribuire alla standardizzazione della cybersicurezza».

A margine dell’evento ha ovviamente trovato spazio anche qualche domanda sul caso Huawei. Dubbi e associazioni tra le due aziende che Hong ha rimandato al mittente commentando: «È un evento indipendente che non ci riguarda. Noi rispetteremo sicuramente i regolamenti e gli standard internazionali e locali per poter tutelare la sicurezza informatica».

(FONTE)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.