L’immagine che si trovano davanti i soccorritori alle prime luci dell’alba è molto simile all’Apocalisse. Le unghiate di un mostro che dalle viscere della terra ha deciso di ribellarsi a madre natura. Ore di angoscia, migliaia di persone scappano dalle loro abitazioni, centinaia di ammalati evacuati dai tre ospedali (Oncologico, Geriatrico e ospizio Tambroni) della collina di Posatora e trasferiti altrove. Qualcuno non tornerà più nella sua casa.
IN POCHE ORE si è materializzata quella che passerà alla storia come la ‘Frana Barducci’. O meglio, la sua fase finale. I cittadini della zona, in effetti, con quella frana ci hanno convissuto a lungo. Tutti sapevano che il terreno, seppur lentamente, scivolava a valle e che prima o poi ci sarebbe stato il botto. Troppo tardi piangere sul latte versato. La disfatta in barba agli avvertimenti dei geologi, studi tecnici ignorati, costi sociali enormi. Che ancora paghiamo sulla nostra pelle.
A TRENT’ANNI da quella notte da incubo il Carlino ripercorre l’infausto avvenimento attraverso storie, analisi, interviste, immagini suggestive e quant’altro. Numeri, date, aneddoti, le interviste agli involontari protagonisti: i cittadini a cui la frana ha modificato irreversibilmente l’esistenza. Il modo idealeper non dimenticare, per analizzare sotto ogni sfaccettatura l’evento che, al pari del sisma ‘72, ha davvero raccontato una pagina epocale della storia anconetana. Da oggi arriveremo alla data esatta del trentennale, il 13 dicembre, attraverso un simbolico conto alla rovescia. Seguiremo con attenzione un filo logico e cronologico, partendo, ironia della sorte, dalle fondamenta dell’evento franoso: la cronaca del momento, gli effetti,e le cifre di un dramma e il racconto del caposquadra dei vigili del fuoco che per primi sono intervenuti quella sera di metà dicembre dopo la prima, accorata richiesta d’aiuto. di PIERFRANCESCO CURZI