Il 16% ricicla almeno il 65% dei rifiuti alimentando un settore economico che vale 150mila posti di lavoro, precisa il rapporto di Legambiente. Ma gli impianti di recupero sono ancora troppo pochi
di ANTONIO CIANCIULLO
Sono i dati contenuti nel rapporto Comuni ricicloni 2015, curato da Legambiente, che quest’anno ha visto salire la cifra a 1.520: 192 municipi in più rispetto all’anno precedente. La mappa conferma la presenza particolarmente concentrata nel Nord-Est (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige), ma aggiunge un elemento nuovo: la ripresa del Meridione, che comincia a rimontare la china salendo dal 18 al 25% del totale. Con l’eccezione del Triveneto, le regioni del Nord Italia non brillano più: Lombardia e Piemonte sono surclassate dalle Marche e dalla Campania e tallonate da vicino dall’Umbria.
Particolarmente sensibile la crescita nelle Marche e in Campania (la maggioranza dei comuni campani si avvicina alla soglia del 65%, con l’eccezione quasi unica del capoluogo). Segno evidente – sottolinea il rapporto – che cambiare e innovare, anche in pochi mesi, è possibile e vantaggioso, se si introducono premi e penalità, come l’ecotassa per i rifiuti avviati a discarica e sgravi tariffari a chi ricicla di più.
“Parma”, osserva Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente, “è il primo capoluogo importante a divenire riciclone, mentre Milano va segnalata come prima città oltre il milione di abitanti ad aver superato la soglia del 50% dei rifiuti a riciclo”.
“Questo settore della green economy, il riciclo e la riprogettazione per minimizzare gli scarti, vale già oggi 150mila occupati, ma possono crescere ancora”, assicura Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. “Occorre la volontà politica di replicare le buone pratiche già esistenti realizzando impianti per il riuso e il riciclaggio e per gestire al meglio quella quota di rifiuti speciali che finisce ancora nella rete delle ecomafie e dell’ecocriminalità”.