L’idea dell’azienda Californiana è quella di insediare in un enorme impianto a carbone un data center ipertecnologico ed ecosostenibile. Uno schiaffo al passato
In particolare, l’azienda ha intenzione di utilizzare le numerose linee di trasmissione elettrica di un impianto come Widows Creek, al fine di portare “una grande quantità di energia da fonti rinnovabili” capace di alimentare il nuovo data center. Secondo Gammons, tramite “un accordo con la Tennessee Valley Authority”, l’utility elettrica di Google, “saremo in grado di testare nuovi progetti che impiegano le rinnovabili e di lavorare con la TVA per portare l’energia sulla loro rete elettrica”.
La strategia della multinazionale californiana è volta a garantire che tutti i suoi centri di elaborazione dati – tra cui quello di Widows Creek – vengano alimentati al 100% dalle energie pulite. La mossa pubblicitaria dell’insediamento nelle centrali a carbone chiuse è senza dubbio azzeccata, poiché da una parte rinverdisce l’immagine dell’azienda, dall’altra farà schiumare di rabbia i convinti sostenitori di una tecnologia inquinante e superata. “Il data center di Google in Alabama è l’emblema di quanto rapidamente la nostra economia energetica può cambiare in meglio”, ha subito rilanciato David Pomerantz, esperto campaigner di Greenpeace.