Quattro scontrini. Per finire nei guai basta poco: un poker di errori nell’arco di anni e anni di pezzi di carta battuti regolarmente. Guai grossi. Perché se il negoziante, magari in perfetta buonafede, infila una collana di quattro errori, ecco scattare il cappio…
Per carità, i vigili fanno la loro parte, sequestrano e organizzano blitz sulla sabbia, ma per uno che viene messo fuori gioco ce ne sono altri cento che sfuggono. «Noi quest’anno siamo partiti con un’azione robusta di prevenzione del fenomeno – spiega al Giornale il comandante della polizia municipale Francesco Parrella – ma gli organici sono quelli che sono: siamo diciassette più cinque stagionali, i nostri numeri sono in discesa e invece il contesto richiederebbe più forze in campo». Insomma, i vigili mostrano i muscoli, ma per stroncare questa industria che cammina sul falso e la slealtà ci vorrebbe ben altro. «Sappiamo – prosegue Parrella – che esiste una centrale, una sorta di magazzino generale che rifornisce gli abusivi della riviera di Ponente come di quella di Levante, ma certo non possono essere i vigili di Alassio a condurre l’inchiesta».
Sulla spiaggia si gioca a guardia e ladri, dietro, sul Budello e sull’Aurelia, si usa la mano pesante. «Noi ci siamo dimenticati di battere quattro scontrini in otto anni – racconta tutto d’un fiato Federico Tessitore della prestigiosa pescheria La boutique del mare – e la Guardia di Finanza è stata implacabile: ci ha imposto la chiusura per quattro-cinque giorni all’inizio di marzo». Pausa. Tessitore previene ogni possibile obiezione: «No, guardi, non siamo ladri o evasori. Quattro scontrini in otto anni cosa sono? Fra l’altro gli ultimi due incidenti ci sono capitati nel giro di una settimana. Il primo è successo a me: l’orario di chiusura era passato da un pezzo, mi sono completamente dimenticato di battere lo scontrino e il cliente è stato controllato all’uscita dalle Fiamme gialle. Poi è accaduto a mia mamma: c’era un caos incredibile, una signora ha pagato ed è corsa fuori, mia mamma ha lasciato perdere. Stiamo parlando rispettivamente di cinque e venti euro, o giù, di lì, scusi ma sono briciole sul nostro volume d’affari». Niente da fare: i finanzieri hanno calato la scure: chiusura e sigilli all’inizio di marzo 2015. «Abbiamo provato in tutti i modi – prosegue Tessitore – ad attenuare l’impatto della punizione. Abbiamo chiesto, quantomeno, di spostare la chiusura a febbraio, subito dopo i lavori di ristrutturazione della pescheria, ma non c’è stata alcuna possibilità di cambiare almeno le date. Io in otto anni non avevo mai chiuso, mai. Nemmeno un giorno di ferie e questa situazione ha provocato un danno importante. Noi serviamo i privati e i ristoranti e chi glielo va a spiegare al ristoratore che tu sei fuori uso per quattro scontrini? Ho passato giorni e giorni a chiedere scusa a destra e sinistra, ma qualche cliente l’ho perso».
Insomma, il far–west e il Grande fratello fiscale si fronteggiano a pochi metri di distanza. Risultato: chi rispetta le regole viene penalizzato.
E la lotta agli abusivi è ancora indietro: «Da anni mi batto perché i controlli siano effettuati da pattuglie miste – racconta Marco Melgrati, sindaco forzista dal 2001 al 2010 – lo Stato dovrebbe battere il pugno sul tavolo e schierare sul campo carabinieri, polizia, capitaneria, vigili. Tutti insieme. Ma questo obiettivo è ancora molto lontano». E le due Alassio continuano a convivere (FONTE: ilgiornale.it)
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