Green pass, nuovo emendamento approvato in materia di controlli: il no del Garante

Il botta e risposta tra Governo e Garante in merito al green pass continua, e non potrebbe essere diversamente, visto che la tematica del trattamento dei dati particolari è sempre più delicata. In particolare non si è fatta attendere la reazione dell’Autorità al nuovo emendamento approvato dal Senato al DL 127/2021 prevede che i lavoratori possano consegnare volontariamente copia dei propri green pass ai datori di lavoro.

Con l’approvazione dell’emendamento, che ora passa la vaglio della Camera, i controlli dei datori di lavoro dovrebbero risultare più semplici, in quanto, previo aggiornamento del registro dei trattamenti con riferimento alla conservazione dei green pass ed adeguamento dell’informativa, i lavoratori potranno acconsentire a consegnare il green pass ai datori di lavoro, di fatto snellendo di gran lunga le procedure di verifica.

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Le motivazioni del Garante

Il Garante ha immediatamente ufficializzato il proprio dissenso, basandolo essenzialmente su tre punti:

A margine di queste considerazioni che entrano nel merito della normativa anche comunitaria che regola il green pass, il Garante ha aggiunto una riflessione relativa alla finalità di tutela della sanità pubblica, che sembrerebbe meglio attuata con un controllo continuativo del certificato, che consentirebbe di verificarne gli aggiornamenti, le eventuali revoche o sospensioni, piuttosto che una verifica una tantum da conservarsi fino alla data di scadenza.

Alcune riflessioni

Tuttavia, a parere di chi scrive, non appare convincente quest’ultima obiezione, sia perché la positività al virus ha canali di comunicazione obbligatoria ufficiali e rapidi, sia perché delle due è l’una: o il datore non può e non deve conoscere i dati sanitari del proprio dipendente, e dunque, in linea teorica, nemmeno la positività al virus, oppure ha questa possibilità, e quindi le critiche all’emendamento andrebbero a cadere.

Da ultimo preme ricordare che i soggetti privi di green pass perché esentati dal vaccino per motivi di salute, sono ancora in attesa di un proprio QR code personalizzato che fornisca anche a loro l’agognata spunta verde, senza dover mostrare al datore la propria storia clinica, in evidente contrasto con la normativa, con il principio di minimizzazione e soprattutto in situazione di palese discriminazione rispetto a tutti gli altri.

Ad oggi infatti costoro possono dimostrare di essere esenti dal certificato solo esibendo la certificazione di esenzione del vaccino rilasciata dalla ASL di competenza, che deve essere redatta conformemente alle linee guida delineate dal Ministero della Salute già dal mese di agosto. Il decreto green pass prevedeva che sarebbero stati generati codici specifici, che a tutt’oggi non sembrano ancora essere stati implementati. 

Possiamo quindi prevedere che la strada per arrivare ad una pacificazione e corretto bilanciamento tra le esigenze di tutela della salute e della riservatezza sia ancora lunga, nella speranza che tra i due litiganti sia il terzo incomodo, ovvero il virus, a stancarsi prima e decidere di abbandonare la partita.