Non a caso le diossine, che sono sottoprodotti indesiderati di una serie di processi chimici e/o di combustione, per le loro caratteristiche e pericolosità vengono annoverate tra i cosiddetti Pop (Persistent organic pollutants), cioè i contaminanti organici persistenti. I tecnici dell’Arpam, che hanno raggiunto il Cosmarigià all’1.30 di mercoledì notte, si sono dapprima concentrati sulla nuvola di fumo, cercando di comprenderne gli spostamenti e, poi, hanno fatto i necessari campionamenti. In tutto i prelievi sono stati una ventina e hanno riguardato soprattutto il suolo e la vegetazione, solo tre l’aria, anche perché nel frattempo la nube si è andata via via dissolvendo, e quanto in essa contenuto si è disperso o è ricaduto a terra. Ma per i risultati ci vorrà qualche giorno.
«Faremo analisi per cercare diossine, ma anche idrocarburi policiclici aromatici, furani e metalli pesanti», ha spiegato il direttore provinciale, nonché direttore scientifico regionale dell’Arpam, Gianni Corvatta. «Capisco che la popolazione voglia sapere, ma questo tipo di analisi richiede alcuni giorni. La gestione di queste situazioni richiede grande attenzione». E intanto? Nel frattempo, cautelativamente, va lavata con acqua corrente e abbondante la verdura a foglia larga proveniente dall’area interessata. Una volta immesse nell’aria le diossine sono soggette a vari destini ambientali e danno origine a processi di accumulo in specifici comparti/matrici ambientali (suoli e sedimenti) e di bioaccumulo in specifici prodotti (latte, uova e grassi animali). Ecco perché l’indagine sarà condotta dall’Arpam insieme all’Asur, ivi compresi il servizio veterinario (per analisi su latte e uova) e al Corpo Forestale dello Stato.
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