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Al momento, però, dal ministero non è arrivata alcuna risposta. E, in mancanza di rinvio, i commercianti al dettaglio dovranno adeguarsi nel giro dei prossimi 75 giorni. I nuovi registratori di cassa hanno un costo che si aggira mediamente intorno agli 800 euro, mentre l’adattamento di quelli vecchi, laddove possibile, costerà intorno ai 150 euro. In parte rimborsabili: «È previsto — spiega Vincenzo De Luca responsabile Fiscalità d’impresa di Confcommercio — un contributo, sotto forma di credito d’imposta, pari al 50% della spesa per l’acquisto, ma non oltre 250 euro; e di 50 euro per chi adatta i vecchi strumenti». De Luca spiega anche quali siano, allo stato attuale, gli ostacoli da superare perché la scadenza del 1° luglio possa essere rispettata: «Il quadro normativo deve essere completato, nel senso che mancano due decreti ministeriali: il primo, del Mef, che dovrà indicare le categorie economiche escluse, come avviene già adesso per gli scontrini fiscali; e il secondo, del Mef e dello Sviluppo economico, che dovrà individuare le zone del Paese dove non c’è sufficiente connessione e quindi si dovrà continuare a emettere lo scontrino in forma cartacea. A ciò si deve aggiungere anche un problema tecnico: chi produce i nuovi registratori non è ancora pronto, lo sarà per fine maggio». Da qui la richiesta di rinvio.
A regime, però, ci saranno vantaggi sia dal punto di vista dei controlli che potranno essere fatti in via telematica, grazie a fattura e scontrino elettronico che permetteranno di confrontare la merce in uscita e in entrata, con la differenza che dovrà essere registrata in magazzino per non evidenziare anomalie, sia per le imprese. L’obiettivo — conclude De Luca — è infatti proprio quello di ridurre gli adempimenti e i costi amministrativi per i commercianti».