Diversa la ricostruzione della comunità cinese, che parla di poliziotti che avrebbero loro spintonato il nonno del bambino, causando il ferimento del piccolo. Quale che sia la “verità”, le condizioni igienico sanitarie e il trattamento dei lavoratori all’interno dei capannoni di Prato solitamente non spiccano per gli standard elevati. Dopo questa prima “scaramuccia” un gruppo di cinesi si è barricato all’interno del capannone. A quel punto è intervenuta la celere con alcune cariche di alleggerimento, causando l’arrivo di alcune centinaia di cinesi in supporto dei loro connazionali. Nonostante la situazione sembrava essere ormai sotto controllo, dopo l’apertura di uno dei cancelli del capannone dove i cinesi si erano asserragliati, sono scoppiati nuovamente degli incidenti, con i cinesi che si sono prodotti in un fitto lancio di pietre, bottiglie e oggetti vari contro le forze dell’ordine.
Addirittura un’ambulanza che si era recata lì per soccorrere uno degli agenti feriti è stata circondata per oltre un’ora dai cinesi. L’arrivo in serata del console cinese sembrava aver posto definitivamente fine alla rivolta, che è invece nuovamente scoppiata in serata, dove l’arivo di una bandiera rossa delle Repubblica popolare della Cina è stata accolta da un applauso, mentre un improvvisato corteo ha visto centinaia di persone manifestanti cantare l’inno nazionale cinese. Il numero dei cinesi è arrivato a superare le mille unità e nella nottata sono ripartiti gli scontri. Al termine della battaglia il lungo viale di Sesto Fiorentino era un tappeto di pietre e cocci di bottiglia. (FONTE: italiapatriamia.it)
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