Lo scrive la Cassazione nel secondo e definitivo verdetto sul rogo dell’azienda siderurgica di corso Regina Margherita. I giudici dell’appello-bis hanno quindi individuato in Espenhahn «il massimo autore delle violazioni antinfortunistiche che hanno causato gli eventi di incendio e morte».
La quarta sezione penale della Cassazione, spiegando perché il 13 maggio scorso ha confermato la sentenza del maggio 2015 della Corte d’Assise d’appello di Torino, parla di «scellerate strategie aziendali» e di una «serie impressionante di violazioni a regole cautelari nel settore della programmazione, prevenzione e adozione di sistemi antinfortunistici». «A partire dall’anno 2007 – sottolinea la Suprema corte – vi fu un brusco cambio di passo all’interno dello stabilimento con l’interruzione di qualsiasi iniziativa di stimolo in chiave prevenzionistica e, anche attraverso la predisposizione dei documenti di valutazione del rischio incendio e collegato piano di emergenza, di camuffamento della situazione di progressivo rallentamento della sicurezza, gravido di insidie per le maestranze».
La Cassazione parla inoltre di «volontario temporeggiamento» e di «differimento della realizzazione dell’impianto» antincendio «oltre ogni ragionevole limite temporale, segnato dalle scadenze di bilancio e dagli obblighi connessi alla presentazione dei documenti sulla valutazione dei rischi». L’adozione di «un innovativo sistema di automatico rilevamento e spengimento di principi di incendio – osserva la Suprema Corte – «rappresentava un’esigenza avvertita e coltivata dagli stessi vertici aziendali della società Thyssen Krupp a seguito degli eventi occorsi presso diverso luogo di lavoro in Olanda (Krefeld)» (laspampa)