La delibera dell’Autorità nazionale anticorruzione, informazioni trasmesse alla Procura di Ancona
Soggetti attuatori per la realizzazione delle Sae sono le Regioni, a cui spetta controllare che i soggetti imprenditoriali coinvolti nei lavori abbiano tutte le carte in regola. Per quanto riguarda le Marche, Anac ha riscontrato che a luglio 2018 mancavano ancora i dovuti accertamenti sulla certificazione antimafia di 11 subappaltatori. E ha messo in evidenza irregolarità tributarie per una società, che in consorzio temporaneo con altre, lavora per Arcale con un subappalto il cui valore complessivo è stimato intorno agli 890mila euro. La ditta in questione è di Giulianova, e si è occupata anche di cantieri delle casette nel Maceratese. Nella delibera si parla di «evidenti carenze nell’attività di controllo che avrebbe dovuto essere effettuata su tutti i soggetti operanti nei cantieri delle Marche».
«Si sono conclusi tutti i controlli antimafia e nessuna ditta soggetta a verifica dalla legge è stata segnalata dalle Prefetture – ribatte il capo della Protezione Civile regionale, David Piccinini, dopo la delibera Anac -. Su circa 1.300 istanze di subappalto, solo una ditta ha dichiarato di essere in regola sotto il profilo contributivo pur non essendolo. Questa azienda faceva parte di una associazione temporanea di impresa, diversa dalla mandataria subappaltatrice di Arcale. L’importo delle attività svolte da questa ditta sarà oggetto di contenzioso e ci riserviamo di costituirci in un eventuale procedimento penale».
Già a maggio dello scorso anno l’Anac aveva invitato, attraverso una lettera, le Regioni a controllare le ditte che operano nei cantieri o a chiudere quei contratti di subappalto. Chiedeva di svolgere verifiche approfondite, spiegando che «occorre tenere alta la guardia contro il rischio di infiltrazioni criminali e mafiose perché la presenza di personale distaccato si è rivelato un fenomeno diffuso nei cantieri delle casette».
Daniel Taddei e Massimo De Luca della Cgil di Macerata avevano raccolto un dossier sulle aree Sae, già a dicembre 2017, in seguito al quale la procura aveva aperto un’inchiesta: i sindacalisti denunciavano infortuni non denunciati, operai in nero, assenza dei dispositivi di sicurezza, sospetto caporalato, rischio di infiltrazioni mafiose e perfino clandestini al lavoro nei cantieri delle casette. «È l’ennesima conferma che tutte le nostre denunce, in oltre un anno di attività, trovano riscontro – dichiarano Taddei e De Luca -. Non è la prima volta che Anac segnala una carenza di controlli. Ci auguriamo adesso che, per la fase della ricostruzione, venga fatta una normativa chiara per evitare infiltrazioni irregolari fino a quelle della criminalità organizzata». (Fonte)
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