Giurisprudenza – La Cassazione Penale sulla Motivazione dei Decreti di Sequestro Probatorio: Chiarezza e Specificità Richieste

La sentenza della Seconda Sezione Penale del 16 novembre 2023 sottolinea l’importanza di una motivazione dettagliata e specifica nei decreti di sequestro probatorio.

La recente pronuncia della Cassazione Penale, Sezione II, datata 16 novembre 2023 (udienza del 4 ottobre 2023), numero 46130, con il Presidente Rago e il Relatore Pellegrino, ha posto l’attenzione sull’obbligo di motivazione nei decreti di sequestro probatorio.

La sentenza afferma chiaramente che l’Autorità giudiziaria procedente deve spiegare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato, concentrandosi sulla congruità degli elementi rappresentati. Tuttavia, è importante sottolineare che questo non implica un sindacato sulla fondatezza dell’accusa in senso stretto. La chiave della motivazione risiede nell’illustrare la ragione per cui ulteriori indagini sono necessarie per acquisire prove certe e ulteriori, che non sarebbero altrimenti ottenibili senza il sequestro o il trasferimento del bene sotto l’autorità giudiziaria.

La sentenza ribadisce che la verifica non deve limitarsi a una mera “postulazione” della notizia di reato da parte del pubblico ministero. Al contrario, l’Autorità Giudiziaria deve presentare le risultanze processuali concrete e la situazione emergente dagli elementi forniti dalle parti, dimostrando la congruenza dell’ipotesi di reato rispetto ai fatti da accertare.

La sentenza enfatizza che, indipendentemente dall’orientamento giurisprudenziale sul quantum di motivazione richiesto per il “fumus delicti,” è fondamentale configurare in modo astratto il reato. Questo processo consente di giustificare il sequestro di un bene e di stabilire il nesso di pertinenza probatoria tra il bene e il reato.

Il Collegio giudicante sottolinea la carenza motivazionale nel caso in esame, evidenziando la mancanza di una descrizione sufficiente della fattispecie per cui si procede. Il riferimento generico agli articoli di legge non è considerato adeguato, poiché mancano informazioni cruciali, come i dettagli concreti dei reati attribuiti all’indagato, la natura della condotta, i beni sottoposti a sequestro e le coordinate spazio-temporali dei presunti reati.

In conclusione, nonostante pronunce divergenti in materia, il Collegio ritiene che l’obbligo di motivazione debba essere modulato dal pubblico ministero in relazione al fatto ipotizzato, al tipo di illecito e alla natura dei beni coinvolti. Un mero richiamo agli articoli di legge non è sufficiente; è necessario fornire una descrizione dettagliata dei fatti e chiarire la ragione per cui i beni sequestrati devono considerarsi parte integrante del reato o ad esso pertinenti, insieme alla finalità probatoria perseguita.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.