Ponte sullo Stretto, il geologo Bruno
Copat smonta le tesi di Tozzi
sull’opera

CATANIA. Pochi colpi di fioretto, una notevole conoscenza della materia
frutto di decenni di studio, qualche affondo et voilà, Mario Tozzi e le sue
ineffabili teorie sul ponte sullo Stretto sono serviti. A smontare pezzo
per pezzo le tesi che la star di RAI 3 Tozzi va propalando da anni sulle reti
di Stato ci ha pensato Bruno Copat, autorevolissimo geologo catanese e
memoria storica delle vicende legate agli studi sul collegamento stabile
tra Sicilia e Calabria.


TOZZI GEOLOGO
“La laurea in scienze geologiche gli permette di fregiarsi del titolo di
dottore in Scienze Geologiche, di seguito il superamento dell’esame di
stato per l’abilitazione alla professione gli permette di fregiarsi del titolo di
geologo, ma il Tozzi non si è mai iscritto all’Ordine dei Geologi né all’albo
professionale né nell’elenco speciale, riservato ai docenti e ricercatori –
spiega Copat. Per questo motivo egli sfugge al codice deontologico di
comportamento della categoria professionale e giuridicamente può fare
qualsiasi considerazione di carattere geologico senza subire azioni
disciplinari. La preparazione di un ricercatore, sia esso del prestigioso CNR
o di qualsiasi altra università italiana o straniera, si misura sulla sua
produzione scientifica pubblicata in riviste nazionali o internazionali,
pubblicazione che avviene dopo la verifica di rigorosi referaggi. Ora, se
cerchiamo nei siti specializzati che seguono e classificano le pubblicazioni,
nella carriera scientifica di Tozzi dal 1988 a oggi in 33 anni sono stati
pubblicati solo 10 lavori, mentre la media dei ricercatori universitari e
non si aggira intorno alle 80-100 pubblicazioni. Questo solo fattore dà
misura della sua preparazione professionale ad affrontare problemi
complessi di geologia e geologia applicata. Inoltre, nella sua lunga carriera
non ha mai partecipato alla realizzazione, firmando, a opere geologicoingegneristiche (frane, dighe, strade, ponti, consolidamenti e fondazioni
speciali).


LE CANTONATE DI TOZZI
Andiamo per ordine. Tozzi dice:
1”Al mondo non è mai stato costruito un ponte a campata unica più lungo
di quello di Akashi (in Giappone)” lungo 1.191 m. Vero, ma in questo
preciso momento è in fase di avanzata realizzazione il ponte 1915
Ḉanakkale bridge, con 2.023 metri di campata centrale.
2 “Il succitato ponte di Akashi fu spostato dopo il terribile terremoto del
1995 e parzialmente riprogettato”. Falso: le torri del ponte erano già
completate e una di queste si spostò di circa 130 cm perché al tempo non
erano ancora stati impostati gli impalcati. È chiaro che furono fatti nuovi
calcoli di stabilità, ma tutto procedette regolarmente come da
progettazione iniziale.
3 ”Dunque riusciremo senz’altro a realizzare un ponte così robusto, in
grado di reggere perfino a un’esplosione nucleare, ma, nel caso di un
terremoto tremendo come quello del 1908 (che arriverà, è solo questione
di quando), finirebbe per unire due cimiteri, in quanto le province di
Reggio e di Messina hanno solo il 25% di costruzioni antisismiche”. A
questo proposito, Tozzi si dimentica che invitato a presentare un suo libro
alla facoltà di Ingegneria di Messina dopo la inevitabile dissertazione
ambientalistica sul libro, le domande della platea deviarono ovviamente
sul ponte. In quella occasione oltre che dissertare credo per la prima volta
sui cimiteri, si permise anche di asserire che i piloni erano troppo alti. Il
preside della facoltà gli fece notareche proprio le strutture in
elevazione sopportano e dissipano l’energia di scosse sismiche meglio di altre e che
per una sequenza di normative di legge dal 1909 si costruiva in
maniera antisismica.


MESSINA ALL’AVANGUARDIA PER NORMATIVE ANTISISMICHE
Prima di asserire queste e altre gratuite affermazioni, Tozzi
avrebbe dovuto informarsi che già il 5 febbraio 1783 l’Italia meridionale fu
violentemente scossa da un evento sismico che resterà impresso nella
storia e nella memoria come il terremoto delle Calabrie. Il sisma colpì
violentemente anche Messina e dinanzi a tale catastrofe il re Ferdinando
IV nominò un vicario per le Calabrie e sostenne un programma di
ricostruzione pionieristico per l’evoluzione delle normative antisismiche
italiane. Esponenti dell’Accademia di Matematica e Geometria per il corpo
di Artiglieria e dell’Accademia di Architettura si occuparono della
ricostruzione di città quali Reggio Calabria e Messina. Tali normative
furono elogiate dalla Regia Commissione e nella relazione allegata al
Previsioni Meteo Messina Bollettino del Regio Comitato Geologico d’Italia, Vol. X, 1909, redatta
dall’ing. Franchi, immediatamente successiva al terremoto del 1908,
sottolineando che in ragione dell’applicazione della normativa del 1873,
molti edifici avevano subito solo danni parziali. La normativa antisismica
italiana trae ufficialmente le proprie origini dopo il sisma di Reggio
Calabria e Messina del 1908, con la redazione del Regio Decreto n. 193 del
1909 e la nascita delle “Norme di prima generazione”. Seguite poi
rispettivamente con Legge n. 64 del 2 febbraio 1974, seconda generazione
e con l’introduzione dell’OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003 e normative
successive, norme di terza generazione. Nelle norme di prima
generazione 1909, sono contenute le linee innovative e vincolanti per le
nuove costruzioni in ben 24 articoli.


OLTRE IL TERREMOTO: MESSINA “CITTA’ FANTASMA”
Nel periodo compreso fra il 29 luglio e il 17 agosto 1943 si registrò il
maggior numero di incursioni anglo-americane proprio sulla città di
Messina: 2.805 bombardamenti aerei e 6.542 tonnellate di esplosivo
sganciati, un vero e proprio “SBP”(sistema di bombardamento di
precisione) quello effettuato dalle Fortezze Volanti per colpire la zona
portuale e gli impianti ferroviari di Messina, città presa di mira e
considerata obiettivo altamente strategico. Al termine delle varie
incursioni, dalle foto della ricognizione la città appariva ancora in piedi,
nonostante le decine di migliaia di bombe di ogni calibro incassate.
Costruita secondo le più rigide norme antisismiche, dopo il terremoto del
1908, Messina aveva dimostrato di possedere una eccezionale capacità di
assorbimento. I voli di ricognizione fotografica successivi ai
bombardamenti mostravano gli edifici ancora in piedi.
Le foto riprese in quota di allora facevano soprattutto affidamento
sull’altezza delle ombre delle strutture che rimanendo in piedi mostravano
sempre la stessa impronta Non a caso, i piloti anglo-americani la
definirono con l’appellativo “Città fantasma”, probabilmente perché
dall’alto i suoi edifici apparivano intatti, seppur molti di loro con i solai
sventrati.


CONCLUSIONI
Insomma, è evidente che il Tozzi non sa di che cosa parla, nelle sue
comparsate televisive è sempre interlocutore unico e senza il minimo
contraddittorio. In ultimo, credo che con la frase sui cimiteri si spinga con
dichiarazioni che rasentano il concetto di procur

About Mario Ferraioli 4051 Articles
MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.