Social network per le professioni tecniche: considerazioni sul loro uso

Un errore comune, una precisazione doverosa e alcune previsioni per il futuro

In un articolo precedente abbiamo parlato delle peculiarità dei principali social network per le professioni tecniche: Facebook, YouTube, LinkedIn, Instagram e Telegram. Cinque piattaforme che, con le rispettive caratteristiche e funzionalità, possono aiutare in maniera diversa chi lavora in questo settore a trovare clienti e a sviluppare il proprio studio. Ci sono, però, alcune riflessioni da fare riguardo al contesto nel quale si vanno ad inserire questi social network per le professioni tecniche, al tipo di utilizzo che ne facciamo e al destino che li aspetta a partire da domani:

Social network per le professioni tecniche: da soli servono a poco

I social network per le professioni tecniche, così come per qualunque altra professione, non sono gratis. Richiedono investimenti in termini di tempo, competenze e advertising. Se non hai le prime due risorse, puoi affidarti ad un Social Media Manager, ma stai pur certo che non potrà fare miracoli se mancherà la terza: sponsorizzare i tuoi contenuti. Molti tecnici però, pur impiegando tutte e tre queste risorse, fanno ugualmente fatica a trovare clienti. Perché? Perché, al netto della qualità dei contenuti condivisi, per posizionarti nel tuo lavoro non bastano i social. Hai bisogno una strategia multicanale che integri più strumenti, sia online che offline. Devi creare un ecosistema che comprenda diversi asset e ottimizzarlo attraverso l’ausilio di solide metriche business oriented. Cosa significa? Facciamo un esempio. Per vendere la tua consulenza tecnica potresti creare questo tipo di struttura:

  • un sito web con un blog, ottimizzato in ottica SEO, che tratti le tematiche inerenti la materia di cui ti occupi e mostri i tuoi lavori;
  • uno o più social network non collegati tra loro ma gestiti autonomamente in modo da avere contenuti diversi;
  • una newsletter ben profilata per tenere aggiornati i clienti e coccolarli con contenuti ad hoc (es. email, canale Telegram, storie, ecc.);
  • eventi online e dal vivo (es. webinar, video live, convegni, ecc.).

Social network per le professioni tecniche: il contatto diretto sarà sempre al primo posto

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Anche se operi sul web, non dimenticare mai che è a persone in carne e ossa che ti rivolgi. Ideare un sistema di marketing per sviluppare la propria attività è cosa buona e giusta, automatizzare e delegare è fondamentale per poter crescere ma la differenza sostanziale la farà sempre il lato umano che saprai offrire al cliente. Sarà quello che lo convincerà a scegliere i tuoi servizi. Chi consuma i tuoi contenuti lo fa perché è interessato a quello che tratti ma, se non sa chi sei, ti affiderà un incarico solo quando avrà la sensazione di conoscerti. E fin quando avrà a che fare con qualcosa che gli ricorderà un robot, non lo farà. L’ecosistema che ti ho appena proposto serve a questo: a dissipare i dubbi sulla tua autenticità, a mettere alla prova la tua competenza ma soprattutto a svelare la tua personalità. E’ una delle lunghe e faticose strade per la creazione di un brand.

Le previsioni per il futuro

Il 2018 è stato l’anno in cui, per la prima volta, si è registrato un calo significativo nell’uso di Facebook da parte degli utenti. Google che ne ha approfittato per riprendersi lo scettro di fonte primaria di traffico. Cosa è successo? Al netto delle problematiche legate alla privacy, possiamo individuare quattro motivazioni principali:

  • gli utenti considerano più autorevoli le ricerche, rispetto alla propria bacheca che rischia di essere inquinata da fakenews;
  • la copertura organica è diminuita e continuerà a farlo, completando la definitiva trasformazione di Facebook in piattaforma “pay to play” per aziende e professionisti;
  • la maggior parte delle persone sta riscoprendo i dark social, come le chat di WhatsApp e Messenger, considerati luoghi più “sicuri” ed esclusivi;
  • molti giovani considerano Facebook un social per adulti e scelgono di usare Instagram.
Social network per le professioni tecniche: considerazioni sul loro uso

Il “traffico di riferimento” di Google e Facebook tra febbraio 2017 e febbraio 2018 – fonte Parse.ly

Il social più popolare al mondo è in crisi? Nient’affatto! In questi anni la società di Zuckerberg ha lavorato bene per gestire momenti fisiologici come questo. Di chi sono WhatsApp, Messenger e Instagram? Ma soprattutto sta lavorando, con lungimiranza, a tanti nuovi progetti che hanno sempre il medesimo scopo: far diventare Facebook una piattaforma multimediale completa al punto tale che, una volta entrato, l’utente non senta più il bisogno di uscire. Tra le novità più interessanti, da sfruttare in ambito professionale, c’è il servizio di podcasting Live Audio e la possibilità di guadagnare con i video (come con YouTube). Inoltre, in barba a LinkedIn, ha lanciato la funzione mentoring con l’obiettivo di creare rapporti di lavoro tra esperti e apprendisti di un determinato settore e, negli USA, si sta già testando il marketplace come strumento per contattare specialisti e inviare loro richieste di preventivo.

E gli altri social network per le professioni tecniche? YouTube, a dispetto di quanto si possa pensare, è una piattaforma ancora molto sottovalutata. Sta crescendo e continuerà a farlo perché video e video live sono il metodo più diretto per comunicare. Ma anche perché Google ha tutto l’interesse di promuovere un motore di ricerca i cui contenuti vengono sempre più usati sia per informarsi che per formarsi. Instagram, appena risolverà i suoi problemi di trasparenza, ha tutta l’intenzione di lanciare la sfida ad Amazon. Recentemente è stato lanciato Checkout, una nuova funzionalità per lo shopping online che consente alle aziende di pubblicare post con singoli prodotti, e agli utenti di acquistare ciccando direttamente sulla foto del prodotto stesso. Inoltre, l’infrastruttura di messaggistica sta per essere unificata con quella di WhatsApp e Messenger, anche se le app rimarranno distinte l’una dall’altra.

LinkedIn sta puntando sempre di più sull’aspetto social. Ha intelligentemente introdotto le storie e i video in diretta per non restare indietro con la concorrenza. Le sponsorizzate restano molto costose ma la portata organica dei post è ancora buona perché Microsoft, dopo averlo acquistato nel 2016, ha necessità di attirare più utenti possibile. E le cifre, in continua crescita, degli ultimi mesi gli stanno dando ragione. LinkedIn sta puntando sempre di più sull’aspetto social. Ha intelligentemente introdotto le Stories e i video in diretta per non restare indietro con la concorrenza. Le sponsorizzate restano molto costose ma la portata organica dei post è ancora buona perché Microsoft, dopo averla acquistata nel 2016, ha necessità di attirare più utenti possibile. E le cifre degli ultimi mesi, in continua crescita, gli stanno dando ragione. Infine c’è Telegram, una piattaforma che, per stessa ammissione dei suoi fondatori, non ha un modello di business.

Telegram non è stato fatto per avere dei guadagni, non venderà mai spazi pubblicitari o accetterà investimenti esterni. Non può nemmeno essere venduto. Non ci stiamo costruendo una “base di utenti”, stiamo costruendo un messenger per la gente. (Dalle FAQ di Telegram)

Al momento le spese di gestione vengono sostenute grazie alla cospicua donazione del suo cofondatore Pavel Durov ma è chiaro come questa non possa essere una soluzione a lungo temine. Al netto di questo problema, non da poco ma certamente non imminente, Telegram ha una sola pecca: il numero di utenti relativamente basso. Se riuscirà a diffondersi con la capillarità di Whatsapp, è destinata a fare grandi cose. (Fonte)


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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.