Quindici anni fa, un terremoto devastante colpì la città de L’Aquila, lasciando dietro di sé una scia di distruzione e dolore. Tra le storie di speranza e resilienza che emersero da quel tragico evento, c’è quella di una madre e una figlia il cui volto divenne simbolo di sopravvivenza e gratitudine.
La loro immagine, catturata da Massimo Percossi, fotografo dell’ANSA, il 6 aprile 2009, divenne un’icona della tragedia. La foto, che ritrae una madre con il volto segnato dalle ferite e lo sguardo carico di dolore, accanto alla sua bambina addormentata su una barella in un ospedale da campo, fu condivisa in tutto il mondo.
Oggi, quella bambina è diventata una giovane donna di 22 anni, studentessa, che guarda al passato con gratitudine e al futuro con speranza. La madre, nel ricordare quel momento, non può che definirsi “felice”, nonostante le difficoltà, perché quel momento rappresenta per lei un simbolo di gratitudine verso coloro che le hanno salvato la vita.
Quindici anni dopo quel tragico evento, la foto continua a ricordarci la forza e la resilienza umana di fronte alle avversità. Le due donne, madre e figlia, sono un simbolo di speranza e gratitudine, testimoniando che anche nei momenti più bui, c’è sempre spazio per la rinascita e la gratitudine verso chi ci tende la mano nei momenti di bisogno.
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