CURIOSITA’ – Il Naufragio del Veliero Triestino: 196 Anni Fa la Tragedia alle Tremiti

Sotto le acque dell’Adriatico giace da quasi due secoli un segreto marino: la storia commovente del veliero triestino naufragato alle Tremiti. I prossimi giorni segnano l’anniversario della tragica vicenda che ha coinvolto il brigantino guidato dal capitano Giacomo Covacich. Partito da Alessandria d’Egitto nel dicembre del 1824, il veliero di 210 tonnellate scomparve nelle profondità marine il 7 gennaio di 196 anni fa. Un dramma dimenticato che ha lasciato il segno, condiviso ora grazie alla ricostruzione dettagliata dell’ingegner Michelangelo De Meo.

La narrazione inizia con il racconto del capitano Covacich: “[…] al giorno di venerdì sette del corrente che allo spuntar dell’alba mi si spezzo in quattro parti la randa, e si chiuse; scoprii l’isola della Pianosa per scirocco, e l’isola di Tremiti per libeccio, e perciò convenne risalvermi rifugiarmi nel luogo di Tremiti, giacchè continuavano sempre l’oragano di vento, e i furiosi colpi di mare, a tanto che non mi rendeva più possibile prendere altra salvezza […]”.

Il naufragio, dimenticato per lungo tempo, rivive ora attraverso la memoria dell’ingegner De Meo, che ha reso noto il dramma nel 2012. L’anniversario riporta alla luce il carteggio originale, prezioso documento che descrive minuziosamente l’incidente. Il brigantino “Stefano”, capitanato da Covacich, fu salvato da un coraggioso intervento di un gozzo comandato da Gaetano Ros e Stefano Rolli, rispettivamente Comandante della piazza di Tremiti e Tenente dei Dazi Indiretti.

Il viaggio del brigantino, partito da Alessandria d’Egitto, rappresenta un capitolo poco conosciuto delle relazioni commerciali tra il Mediterraneo orientale e il porto dell’Impero asburgico. Il carteggio offre dettagli sulla spedizione, carica di novecento ardeb di semi di lino, cento balle di cotone macò, quaranta casse di datteri e una cassa merci.

L’importanza di questo documento storico si riflette nel suo contributo alla comprensione delle relazioni mercantili dell’epoca e nel fornire una visione dettagliata delle condizioni meteorologiche, delle tecniche di navigazione e delle emozioni vissute durante il naufragio inaspettato.

Il 5 gennaio, il brigantino si trova tra Curzola e Lissa, colpito da un violento uragano. Nonostante i tentativi del capitano, il veliero perde parti cruciali della struttura. La notte successiva è segnata dalla tempesta, che non accenna a diminuire. Il 6 gennaio, il brigantino è ancora in balia del maltempo, e all’alba del 7 gennaio, la randa si spezza in quattro parti. In preda al panico, Covacich dirige il veliero verso le isole Tremiti come ultimo rifugio, ma il bastimento cede, imbarcando acqua rapidamente. L’equipaggio, in preda al panico, cerca di resistere, ma il tragico destino li attende vicino a uno scoglio.

Il carico del brigantino, insieme alla nave stessa, sprofonda tra i 55 e i 75 metri di profondità al largo di punta del Fico. Una storia dimenticata emerge grazie al carteggio di De Meo, che spera che questa vicenda possa trovare spazio in un libro, se solo ci fosse l’interesse da parte di istituti storici o editori.

About Mario Ferraioli 4049 Articles
MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.