FOCUS: il cantiere in età medievale

Le architetture fortificate d’epoca medievale o moderna assumono il valore di memoria storica poiché conservano in sé, tramandandoli, le vicende legate all’architettura militare di un particolare territorio diventando allo stesso tempo anche la testimonianza tangibile della storia civile e militare poiché i castelli, meglio di qualsiasi altro monumento, esprimono con chiarezza il forte legame che esiste tra le relazioni degli uomini con i luoghi. L’architettura militare cammina di pari passo con l’evolversi delle conoscenze sui sistemi di difesa e di attacco e contemporaneamente con lo sviluppo delle armi difensive e offensive. Spesso però per alcuni castelli si associa anche la funzione abitativa/residenziale a quella più prettamente difensiva/militare che si esplicita nella diversità delle funzioni delle diverse strutture:

residenza di un signore oppure residenza di una guarnigione oppure ancora piccolo presidio di guardia. A queste funzioni principali se ne aggiungono altre come i magazzini per le derrate alimentari o le cisterne per l’approvvigionamento idrico. Quasi sempre presente, nello spazio della corte interna, ci sono le stalle, le officine artigiane (falegnami, fabbri e ceramisti), le cucine e i piccoli orti per il fabbisogno quotidiano.

Geometra al lavoro.

Nei cantieri medievali le maestranze impegnate nella lavorazione provvedevano alla disposizione dei materiali necessari per la realizzazione dell’opera architettonica. Tra gli operai esperti nei diversi mestieri si distinge il geometra-capocantiere (geometricalis operis magister). Collaboravano alla costruzione gli spalatori con le pale (fossarii cum fossoriis), gli zappatori con le zappe (ligonistes cum ligonibus), i guastatori con i picchi (picatores cum picis), i demolitori con i magli (malleatores cum malleis), gli sterratori (novaculatores), gli operai per la messa in opera delle murature (paratores), e delle trincee (wallatores), i livellatori (hiatores) gli scalpellini (sculptores) e così via.

I carpentieri (carpentari o fabri lignari) oltre ad essere i responsabili di tutte le fasi di trasformazione del legno, svolgevano un ruolo determinante per la realizzazione di strutture provvisorie, impalcature e centine. Appena una costruzione raggiungeva l’altezza di un uomo le maestranze medievali si servivano di strutture provvisorie in legno per permettere ai muratori di accedere ai diversi livelli dell’edificio, per costruire, consolidare o restaurare. Le strutture lignee, elevate parallelamente all’edificio in costruzione, permettevano agli operai di muoversi, lavorare e deporre i materiali, utilizzando piattaforme composte da elementi verticali, trasversali e obliqui. I vari elementi erano legati insieme da corde, costituite da una resina estratta dal tiglio, oppure da rami flessibili di salice o di quercia. In base al sistema di assemblaggio dei vari elementi lignei che costituivano gli impalcati e in base alla disposizione dei fori dei travicelli, ancora visibili sulle superfici murarie di molti monumenti medievali, si individuano due categorie principali di impalcature distinguibili in indipendenti e dipendenti.

L’impalcato indipendente è costituito da elementi che non poggiano sulla costruzione ma formano una struttura autonoma, adoperabile per lavori delicati, come la posa in opera d’intonaci, è formato da elementi verticali (montanti o pertiche), disposti parallelamente, a una certa distanza dal muro, in modo da collocare, nello spazio intermedio, i necessari piani di calpestio (tavolati).Quando i montanti sono meno alti della costruzione, spesso vengono riuniti a un’estremità (montanti attestati).

Bruxelles, biblioteca Reale Alberto I, MS 9068, fol. 289, XV sec.

Costruzione struttura muraria

Costruzione di una struttura muraria.

Ogni elemento verticale trova generalmente appoggio su uno zoccolo che stabilizza la struttura in legno, specialmente nei casi di pioggia. Della conformazione dell’impalcato fanno parte anche i correnti, cioè gli elementi orizzontali che collegano i montanti. I tavolati sono sorretti da elementi trasversali (travicelli) poggiati a loro volta sui correnti. La stabilità statica dell’insieme è assicurata da alcuni elementi obliqui (saette).

L’impalcato dipendente, direttamente connesso alla costruzione e frequentemente usato nel Medioevo, è più solido e più economico poiché, per il suo assemblaggio, è necessaria una minore quantità di legno. Può assumere tre forme distinte: a una fila di montanti; a travicelli passanti; a sbalzo. Il primo sistema consiste in una fila di montanti assemblati a una data distanza dalla costruzione e collegati alla muratura mediante travicelli disposti in appositi fori d’alloggiamento. Si giustificano, in questo modo, le numerose cavità lasciate dalle manovalanze medievali per permettere alle provvisorie strutture lignee di inserirsi nel nucleo della muratura assumendo una posizione stabile. Le maestranze lasciavano intatte le cavità sia per il consolidamento delle strutture murarie che per le continue manutenzioni dei tetti e del manto di copertura che necessitavano di frequenti controlli. Anche nel caso di impalcature con travicelli passanti per la muratura, che consentivano l’allestimento di due piani di lavoro simmetrici, il tavolato era sorretto, come nel caso precedentemente illustrato, da saette e puntoni. In questo caso però, il travicello spesso poggiava, all’interno della muratura, su di una superficie omogenea offerta da blocchi squadrati che costituivano la massa muraria nella sua interezza, e non da materiali di riempimento come avveniva nelle murature a sacco. In tal modo il travicello attraversava pertanto l’intera muratura e poteva sostenere un piano di lavoro su ciascun lato.

Impalcatura dipendente

Impalcatura dipendente a una fila di montanti.

Impalcatura

Impalcatura con tavolo in graticcio.

Impalcatura

Impalcatura dipendente a travicelli passanti.

Come si evince da alcune iconografie, per il collegamento tra i vari piani si faceva uso di scale o piani inclinati, disposti obliquamente e realizzati con tavole su cui si inchiodavano, sulla superficie superiore, alcuni elementi lignei per evitare gli scivolamenti. Una traccia evidente dell’utilizzo delle impalcature è costituito dai fori dei travicelli comunemente detti “buche pontaie”. Lo studio dei fori dei travicelli rappresenta uno step non trascurabile per l’analisi delle murature.
Essi si differenziano a seconda della loro sezione (quadrata, semicircolare o circolare), delle dimensioni (lunghezza, altezza e profondità), dell’ubicazione (supposta o a scacchiera), e definiscono gli interspazi e eventuali chiusure successive delle murature. La lettura stratigrafica delle strutture murarie di Cirella ha permesso di individuare varie buche pontaie (numerose ed evidenti quelle presenti nelle Torre d’Ingresso CF5 e nella Torre rettangolare CF6).

CF5

Torre d’ingresso al castello CF5.

Cirella Antica

Palnimetria generale Ruderi di Cirella

1. Castello
2. Chiesa San Nicola Magno
3. Chiesa Santa Maria della Neve
4. Palazzo del Sovrano

La centina è una struttura provvisoria in legno sagomato che offre forma e sostegno adeguato ad archi, volte e cupole durante la loro costruzione. Il suo impiego è limitato al tempo necessario per consentire la solidificazione del conglomerato cementizio. Il tipo di centina varia in base alle esigenze tecniche del cantiere e soprattutto in base alla particolare struttura da realizzare. Le centine possono essere distinte in due categorie: centine indipendenti (fisse a terra) e centine dipendenti (a sbalzo). Le prime, più sicure, comportano l’impiego di grandi quantità di materiale e sono ingombranti, come nel caso dei ponti e di alcune volte costruite ad altezze importanti. Le seconde consentono un notevole risparmio di materiale ma sono costituite da elementi assemblati in maniera più complessa: prendono infatti appoggio sulla costruzione stessa per mezzo di appositi alloggiamenti, ricavati nella muratura, o di mensole sporgenti in pietra o in legno. Grandi fori per le centine sono individuabili nel vano interno, coperto a volta, del portale della torre d’ingresso (CF5) al castello.

La lavorazione della pietra e del legno. A volte, il blocco di pietra veniva finemente tagliato o scolpito direttamente nella cava; altre volte veniva sbozzato grossolanamente su tutte le facce per poi essere trasportato sul cantiere di costruzione. La fase ultima della finitura, successiva a quella della sbozzatura, spesso veniva eseguita direttamente sul cantiere, quando il blocco era già stato messo in opera. Nel Medioevo, le difficoltà di trasporto del materiale da costruzione erano acuite dalla scarsa viabilità e dal cattivo stato delle poche e mal sicure vie di comunicazione. I costruttori medievali sentirono la necessità di inventare un sistema che permettesse loro di realizzare le opere di carpenteria con legni di lunghezza limitata e di facile rifornimento. Il legno veniva tagliato durante l’inverno, quando la linfa era meno densa e le fibre più compatte.

A volte i tronchi si lasciavano all’aria aperta per qualche mese in modo che si imbevessero di acqua piovana, rendendo così la linfa più fluida. venivano conservati per molti mesi in luoghi asciutti per facilitare l’evaporazione dell’acqua ed erano poi pronti per l’impiego nella costruzione di capriate, pilastri, colonne e ponti. Per il legname destinato invece alle impalcature e alle centine non era necessario alcun trattamento particolare.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.