Ai professionisti piacciono le unioni «leggere»: no a società, meglio la rete

Sempre più diffusi i network: preferiti i modelli con meno formalità contrattuali perché permettono di decidere caso per caso come ripartire le parcelle e di ampliare le aree di intervento.

Modelli flessibili, aggregazioni leggere, studi diffusi. Forme di collaborazione nate con l’obiettivo di mettere insieme le forze, ampliare la gamma delle prestazioni offerte -attraverso integrazione di competenze e specializzazioni -, incrementare i flussi di lavoro e realizzare economie di scala sull’acquisto di beni e servizi.

Sono i segni distintivi di molte reti tra professionisti attive sul territorio nazionale: studi di avvocati e commercialisti che – dalla scala locale a quella internazionale – puntano sulla condivisione di parte della clientela e delle attività professionali. Una strada che potrebbe essere fortemente battuta in questa fase di emergenza Covid19, favorendo le aggregazioni per resistere alla crisi.

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In molti casi, la spinta a fare massa critica non corrisponde alla volontà di formalizzare fusioni o società tra studi, i quali – sempre più spesso – optano per soluzioni e strutture soft. Ma quali sono i modelli di business adottati? Eccone una panoramica. (Fonte)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.