FOGGIA – Mentre proseguono le operazioni di eradicazione ai confini settentrionali della Provincia di Lecce, in ottemperanza alle direttive di Bruxelles, dall’Università di Foggia arrivano risultati insperati. I 120 ulivi ubicati nel Gallipolino, zona dei primi focolai, considerati inguaribili, in quanto molto secchi e con il batterio Xylella nei propri tessuti, hanno ripreso tutti a vegetare dopo le sperimentazioni condotte sul campo dai ricercatori.
Per confermare scientificamente gli effetti, bisognerà aspettare fino ad aprile, quando sarà concluso il ciclo biologico, ma quelli presentati oggi presso la Camera di Commercio di Lecce sono risultati più che incoraggianti: sugli alberi trattati, infatti, non sono spuntate solo le foglie ma anche il frutto.
“La prima sensazione avuta – hanno spiegato i ricercatori– è di avere a che fare con piante trascurate” e tra l’altro non irrigate.
Per questo è stata prima effettuata l’aratura, dopodiché i 120 ulivi sono stati sottoposti ad un massimo di sei trattamenti con l’utilizzo, anche in maniera combinata, di prodotti a basso o nullo impatto ambientale.Dopo i trattamenti le piante hanno ripreso a vegetare e produrre, pur confermando nei tre prelievi effettuati nell’arco di questi cinque mesi, la permanenza del batterio.
L’obiettivo della ricerca, d’altra parte, era proprio questo: non individuare un sistema per eliminare la Xylella, ma rendere possibile la convivenza tra la pianta e quello che è considerata la causa del complesso del disseccamento rapido dell’ulivo. E una buona “manutenzione” della pianta si starebbe rivelando efficace.
“Certo, resta da capire – hanno avvisato i ricercatori – se il batterio deve ancora dispiegare tutta la sua capacità distruttiva nelle piante osservate, ma è solo una questione di tempo”.
Intanto una cosa è certa: alberi dati per spacciati non solo hanno ripreso vigore ma producono anche olive.