Chernobyl, la centrale nucleare «non comunica più»: «Si rischia il rilascio di materiali radioattivi»

La denuncia dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che poi in un comunicato scrive di «non osservare particolari criticità». Resta comunque l’allerta per la violazione di uno dei «pilastri» (sono 7) fondamentali per la sicurezza nucleare

«Silenzio» da Chernobyl.

Come denunciato dall’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, il sistema di monitoraggio delle radiazioni non trasmette più informazioni da quando il sito è sotto il controllo delle armate russe. Inoltre Chernobyl stessa sarebbe stata staccata dalla rete elettrica: è stata la società ucraina Npc Ukrenergo a comunicare che l’impianto di Chernobyl «è stato disconnesso dalla rete a causa dei combattimenti nell’area» (anche se era già inattiva cioè i tre reattori non esplosi nell’86 erano stati già spenti dalla fine del secolo scorso).

Secondo il ministro degli Esteri ucraino, Kuleba, per ricollegare Chernobyl alla rete è necessario un cessate il fuoco. Energoatom, l’azienda statale che sovrintende il nucleare in Ucraina, ha denunciato che la situazione può portare al rilascio di materiale radiattivo: «I generatori diesel» hanno un’autonomia di 48 ore, «poi i sistemi di raffreddamento per i depositi di materiale nucleare smetteranno di funzionare, rendendo imminente il rilascio di radiazioni». L’Aiea ha però scritto in un comunicato di «non osservare particolari criticità» derivanti dal distacco dalla rete elettrica, perché la centrale dispone di «sufficiente acqua per il raffreddamento» del materiale nucleare esausto». Resta, però, l’allerta per la violazione di uno dei «pilastri» fondamentali per la sicurezza nucleare.

Cosa vuole dire?

Tutti ricordano il disastro di Chernobyl, nei pressi di Kiev, dell’86. Pochi ricordano però che non fu il primo.

Sette anni prima, nel 1979, ci fu un incidente molto grave negli Stati Uniti, in Pennsylvania: quello della centrale elettrica nucleare di Three Mile Island. Nella scala che misura la pericolosità degli incidenti nucleari si arrivò a 5 su un massimo di sette. Il contenimento dei danni della centrale (il reattore è stato spostato in seguito in un’altra località) permette oggi ad alcune persone di vivere sempre vicino a quest’isola in mezzo a un fiume.

Ma è comunque dalla Pennsylvania che bisogna partire per comprendere cosa sono i «7 pilastri della sicurezza nucleare» citati in questi giorni dal direttore generale dell’Aiea, l’argentino Rafael Mariano Grossi.

I Sette pilastri della saggezza nucleare iniziarono a prendere forma proprio dopo il ‘79 con la visita dell’allora presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, al complesso. E poi, certo, con Chernobyl dove è presumibile che il sistema di monitoraggio delle radiazioni funzioni ancora ma che siano state bloccate le trasmissioni verso l’esterno (solo il movimento di mezzi pesanti sul territorio circostante nei giorni scorsi aveva sollevato da terra pulviscolo facendo alzare il livello di radiazioni nell’aria di sei volte). Perché è un problema al punto che lo stesso Grossi ha chiesto di poter andare fisicamente a visitare lo stato dell’area di Chernobyl e della centrale?

Ps. Il disastro della Pennsylvania al tempo alimentò anche il successo di un film: solo 12 giorni prima, sempre nel marzo del 1979, era uscito al botteghino «La Sindrome cinese», con Jane Fonda, Jack Lemmon e Michael Douglas: parlava di un disastro nucleare a Los Angeles.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.