Emergenza coronavirus, slitta il decreto per i soldi alle imprese

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Il provvedimento atteso oggi arriverà «entro lunedì»: si lavora su garanzie «abbondanti e rapide da erogare»

Per un Paese ad alto debito affrontare con coraggio l’emergenza non è semplice. Nel governo la discussione attorno al più decisivo dei decreti anti-recessione è tutta qui: qual è il limite oltre il quale lo Stato può permettersi di farsi carico del costo necessario a gestire il più grave stop economico dalla seconda guerra mondiale. Risolto questo, il piano è pronto in ogni dettaglio, e ricalca quello messo a punto dal governo francese. Il via libera avrebbe dovuto arrivare in un consiglio dei ministri oggi, ma probabilmente ci vorrà qualche ora in più. «Entro lunedì», garantiscono dal governo. Dei circa cinquanta miliardi pronti a essere spesi di qui a Pasqua, venti serviranno al mondo delle imprese e del lavoro autonomo. Le regole costituzionali ed europee non possono essere stravolte, e il deficit pubblico non può crescere all’infinito.

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Per immaginare come fornire liquidità alle aziende si pensa a garanzie “rapide e abbondanti” da erogare, divise in tre gruppi. Il primo, il più importante perché riguarda la stragrande maggioranza di loro: chi ha meno di cinquemila dipendenti e un valore della produzione fino a un miliardo e mezzo di euro riceverebbe dallo Stato una garanzia fino al novanta per cento del finanziamento bancario. Il secondo gruppo – le imprese tra un miliardo e mezzo e cinque miliardi di fatturato – avrebbe un paracadute pubblico pari all’ottanta per cento. Il terzo gruppo, le imprese con giro di affari oltre i cinque miliardi, avrebbero fino al settanta per cento. Solo le più grandi riceverebbero la garanzia direttamente dal ministero del Tesoro: tutti gli altri attraverso la Cassa depositi e prestiti. La garanzia varrebbe per finanziamenti fino a sei anni, e coprirebbe capitale, interessi e oneri accessori.

Nelle prime ipotesi di lavoro queste misure avrebbero dovuto essere varate in un solo provvedimento insieme alle nuove risorse per lavoro e famiglie. Ma per evitare l’avvitarsi della crisi il governo ha compreso che occorre sbrigarsi. Le banche, per concedere i finanziamenti alle imprese senza finire al tappeto, devono avere prima la certezza una rete di sicurezza statale. Nel complesso questo decreto – che si aggiunge al cosiddetto Cura Italia – varrebbe venti miliardi. Ma grazie al cosiddetto “effetto leva” del credito nell’insieme verrebbero garantiti all’economia fino a trecento miliardi di liquidità, il diciassette per cento della ricchezza prodotta ogni anno dal Paese, più o meno quanto deciso dal governo di Parigi.

L’efficacia del meccanismo sarà decisiva: passata la Pasqua, e finito il lockdown antivirus, per molti la parte più difficile sarà ripartire potendosi permettere di sostenerne i costi, a partire da quello per i dipendenti. C’è chi (ad esempio nel mondo della manifattura) non avrà difficoltà a farlo e chi (come nel turismo) passerà invece mesi di passione. Il ponte verso la ripresa – una metafora utilizzata da associazioni di esperti come Minima Moralia – dovrà permettere ad esempio agli alberghi di riaprire i battenti e gestire senza affanni una stagione estiva probabilmente fiacca. Per evitare il “prendi i soldi e scappa” che qualcuno tenterà, la bozza del decreto esclude dalle garanzie chi è sottoposto a concordato preventivo e liquidazione. Di più: se nei due mesi successivi all’erogazione del finanziamento l’azienda fallisse, la garanzia statale verrà immediatamente meno. Basterà? Di certo non eviterà al Paese un anno pessimo, ma a Palazzo Chigi e Tesoro sono convinti darà una spinta alla ripresa già prima dell’autunno. La preoccupazione di chi deve fare tornare i conti al Tesoro e alla Ragioneria generale è trovare un equilibrio fra il minor male di fare deficit a sostegno del Pil e la tenuta dei conti e dei titoli pubblici sui mercati. Finita l’emergenza, piaccia o no quello tornerà ad essere il problema numero uno dell’Italia. Sempre che nel frattempo qualcuno non ci conceda o imponga la ristrutturazione del debito. (Fonte)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.