LAVORO: Ignorare le mail e spegnere il telefono fuori dall’orario d’ufficio è un diritto

La legge. Aziende e sindacati dovranno stabilire con accordi interni quando i dipendenti non possono essere disturbati. Non esistono sanzioni per chi non si adegua, ma molte aziende si stanno già muovendo

email“Mi avvalgo del mio diritto alla disconnessione”. Dal primo gennaio, i lavoratori francesi potranno (non) rispondere così quando riceveranno mail o sms fuori ufficio. La Francia è uno dei primi Paesi a varare una legge che fissa un nuovo principio per tutti i dipendenti d’impresa: staccare telefono e computer, non rendersi sempre reperibile.

È uno degli aspetti meno noti della Loi Travail, approvata quest’estate e contestata soprattutto per aver ribaltato la regole della contrattazione nazionale. L’articolo 55 dovrebbe invece piacere a molti. Le aziende con più di cinquanta dipendenti saranno costrette a trattare con i sindacati per stipulare accordi interni e fissare tempi e modi per essere “offline”.

Il dibattito esiste da tempo in Francia e altrove in Europa. Tre anni fa, gli ingegneri in consulenza informatica aderenti alla federazione Syntec avevano raggiunto un accordo per evitare messaggi dopo le 18 e durante i weekend. In Germania, Volkswagen ha già deciso di sospendere le comunicazioni sugli smartphone professionali tra le 18.15 e le 7 del mattino, mentre in Gran Bretagna Price Minister ha instaurato una mezza giornata al mese senza email, per favorire gli scambi verbali tra i dipendenti. In Italia il disegno di legge sul “lavoro agile”, approvato dalla commissione in Senato, prevede l’esplicito diritto alla disconnessione.

Secondo uno studio francese, solo un manager su quattro interrompe le comunicazioni professionali, smette di consultare telefono ed email quando sarebbe teoricamente di riposo. Uno dei pionieri francesi è stato il gruppo Orange. Il gigante delle telecomunicazioni è stato tra i primi ad avviare una riflessione sul tema e uno dei vicedirettori, Bruno Mettling, è stato relatore del rapporto consegnato l’anno scorso al governo che ha ispirato la legge. “È un grande progresso” commenta Mettling dopo l’approvazione, anche se qualche media anglosassone ha ironizzato sui soliti francesi che già hanno le 35 ore settimanali e adesso non vogliono neppure essere disturbati nel tempo libero.

Bisognerà aspettare per valutare il reale impatto del cambio normativo. Le imprese che non si adegueranno non rischiano nulla. La legge infatti non prevede alcuna sanzione. Ma il sindacalista Jérôme Chemin è soddisfatto lo stesso. “Meglio promuovere il nuovo diritto attraverso negoziati e dialogo nelle imprese che multe e sanzioni” spiega il rappresentante dei quadri per il sindacato Cfdt, esperto che ha lavorato al rapporto Mettling. “È interesse dell’azienda preservare la salute dei dipendenti” nota Chemin. L’idea di “non staccare mai” può provocare fenomeni di esaurimento psicofisico. “Essere sempre connessi – aggiunge il sindacalista – abbassa la qualità del lavoro. Non agiamo più, siamo costretti a reagire di continuo”.

Il sindacato ha calcolato che un manager viene interrotto in media ogni 8 minuti da mail, sms, avvisi delle diverse applicazioni. Il tempo di connessione è di almeno 2 ore al giorno. Com’è possibile diminuire un flusso continuo, inarrestabile? “Ogni impresa ha le sue specificità, non ci possono essere regole imposte dall’alto” risponde Chemin. Gli accordi interni dovranno stabilire orari ed eventuali condizioni per essere disconnessi, almeno professionalmente. Se non ci sarà un’intesa tra le parti, l’impresa dovrà adottare una Carta con alcuni principi. L’esperienza insegna che spesso sono i lavoratori a infrangere i divieti. Alcune imprese francesi, racconta Chemin, hanno chiuso d’imperio i loro server durante la notte proprio per garantire il sacrosanto diritto alla disconnessione. Salvo poi scoprire che gli impiegati comunicavano lo stesso attraverso mail private. “Abbiamo una relazione schizofrenica con i dispositivi connessi” osserva il sindacalista. Anche per questo la Loi Travail prevede l’organizzazione di corsi nelle aziende per insegnare a tutti “l’uso ragionevole dei dispositivi connessi”, evitando una sorta di servitù

volontaria alla quale inconsapevolmente ci sottoponiamo. Come faceva notare ieri la studiosa Caroline Sauvajol-Rialland su Libération, è una delle prime volte che lo Stato deve legiferare su cosa non devono fare i lavoratori nel tempo libero. Paradossi dell’epoca. (repubblica.it)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.