Lasciano il carcere indagati eccellenti coinvolti nell’inchiesta ribattezzata “Ghost Wine” con cui i carabinieri del Nas hanno smantellato una presunta associazione specializzata nella sofisticazione del vino con saccarosio di barbabietola e di canna sciolto in acqua per simulare la presenza di zuccheri dell’uva. In più quattro aziende tornano a lavorare a pieno regime. Il gip Michele Toriello, nonostante il parere sfavorevole del pubblico ministero Donatina Buffelli, ha concesso i domiciliari ad Antonio Domenico Barletta, il funzionario dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti), di 56 anni, residente a Lecce, accusato di aver fornito le soffiate agli imprenditori sui controlli e di essere entrato abusivamente nei circuiti informatici.
Stesso provvedimento adottato per gli imprenditori Vincenzo Laera, 38enne, di Mesagne, Giuseppe Caragnulo, 58, di San Donaci e Antonello Calò, 63 anni, di Copertino. La decisione del giudice, lo stesso che ha annotato la sua firma in calce all’ordinanza, si riflette positivamente anche sulle aziende di vino finite sotto sequestro (l’Agrisalento e la EnoSystem, con sede a Copertino; la Megale Hellas, con stabilimenti vinicoli a San Pietro Vernotico e la C.C.I.B Food Industry, di Roma) che potranno riprendere a lavorare regolarmente perché controllate da un amministratore giudiziario nominato dall’Autorità Giudiziaria.
Evidentemente, in particolare per i tre imprenditori (Barletta, invece, si era avvalso della facoltà di non rispondere) il gip ha valorizzato il contenuto degli interrogatori in cui gli indagati hanno fugato qualsiasi dubbio chiarendo il tenore delle telefonate riversate nell’ordinanza dagli investigatori. A comporre il collegio difensivo gli avvocati Massimo Manfreda, Francesco Vergine, Stefano Chiriatti, Donata Perrone e Marco Castelluzzo.
