PCT (Processo Civile Telematico), CARENZE DI ORGANICO E ASSISTENZA, NECESSARIO FERMARSI!

 Numerosi sono i contrattempi per le lentezze di una assistenza che ha tempi di intervento contrattuali incompatibili con il lavoro giudiziario, che non può avere soste di giorni in attesa dei tecnici. Così pure sul rilascio delle firme digitali le procedure del Ministero allo stato richiedono settimane, perché centralizzate, ma senza firma digitale il giudice non può provvedere telematicamente né conoscere gli atti delle parti. Anche in questi casi la stampa dei file si rende necessaria ed assicura la continuità del lavoro. Il d.l. 85/2015, in corso di conversione, dopo le modifiche alla Camera reca una norma che fa carico al ministero della Giustizia di stabilire come e chi provvede alla stampa in questi casi, ma è una norma che rinvia la soluzione anziché fornirla, lasciando nelle more ai singoli uffici una autoorganizzazione, spesso carente e fonte di contrasti e prassi differenti.

Siamo dunque ancora lontani da un processo interamente telematico: d’altronde ci si è apprestati ad una impresa unica al mondo, posto che nessun altro Stato utilizza al nostro livello l’informatica nei giudizi civili, senza una governance della innovazione, con pochi mezzi e con un personale molto vecchio (la media attuale del personale di Cancelleria è superiore ai 52 anni). Dopo anni di inaridimento dei fondi per la informatica finalmente il Ministero è riuscito ad ottenerne dal governo ed è diventato centro di spesa di fondi europei, ma rispetto ai nuovi fondi manca oggi il personale per gestire gli investimenti. Qualsiasi nuovo progetto necessita di personale per stendere contratti, analizzare le procedure, gestire i contratti e i collaudi e gli anni di vacche magre han fatto sì che il personale della DGSIA sia oggi ridotto all’osso e difficilmente riuscirà a gestire efficientemente e in fretta i nuovi fondi che pur si rendessero disponibili. A fronte di ciò i nuovi obiettivi posti dalle leggi saranno in buona parte mancati: si tratta di raccolte dati imponenti per le quali manca il personale per il data entry e poi per la cura e manutenzione.

Ad esempio, l’albo dei CTU progettato con l’urgenza del nuovo decreto legge sarà popolato da decine, se non centinaia di migliaia di CTU; il d.l. prevede che siano questi stessi ad iscriversi, ma avranno in parte necessità di assistenza e nessuno potrà dargliela. L’assenza attualmente dell’applicativo, che va ancora progettato e realizzato, toglie urgenza, ma anche utilità alla norma. La vera urgenza è la qualificazione, assunzione e motivazione del personale. L’illusione di poter pigiare un bottone ed avere un sistema informativo pronto e fatta lasciamola ad altri, ci vogliono lavoratori formati e competenti per gestire la informatizzazione.

Il PCT non potrà dare frutti se non con il maturare di nuove professionalità, che oggi sono carenti ed è quasi impossibile pretendere da personale vicino alla pensione di farsela ex novoIl d.l. 83/2015 su questo finge di dare soluzioni indicando, ancora una volta, il personale di altre amministrazioni come da assumersi alle dipendenze di Giustizia: norme simili se ne sono viste già in precedenza e non hanno dato frutti. Il personale che arriverà, se arriverà, si vedrà fra anni e soprattutto non avrà la professionalità che serve, in materia informatica, non avrà conoscenza degli applicativi, dovrà essere convertito. Il personale è poi necessario in relazione alle procedure adottate: attualmente la scelta ministeriale è di negare l’inserimento automatico nella base dati agli atti degli avvocati e ciò comporta che ciascuna busta inviata venga lavorata dalla Cancelleria. Questa lavorazione può tardare di giorni e a volte di settimane. Nelle more il giudice non ha modo di sapere se vi è una memoria di un avvocato da leggere ed è accaduto che alcune decisioni siano state prese mentre le memorie erano in attesa di accettazione.

Il problema è dunque di coordinamento: se il personale manca le procedure non possono essere troppo onerose, ma anche di progettazione dei tempi, perché in carenza di una giusta organizzazione accelerare sulla informatizzazione rischia di essere un autogol, generando inevitabilmente insoddisfazione negli utenti per servizi carenti. Anche le procedure informatiche devono ancora essere ottimizzate: sono frequenti tempi d’attesa dell’ordine dei minuti, a volte delle decine di minuti, ed è tempo perso dal personale, che, come detto è sempre minore. Sarebbe necessario fermarsi e consolidare le architetture, le procedure, invece sempre nuovi decreti d’urgenza aggiungono nuovi impegni in modo del tutto inopportuno ed ancora si torna al problema iniziale: se ci fosse personale per sostenere gli investimenti tutto si potrebbe fare, ma senza gli inconvenienti sono inevitabili.

Una governance di questa innovazione è ancora carente, il legislatore e l’organizzatore non si parlano, troppo spesso fanno finta che tutto vada bene, sbagliano sui tempi e le capacità, a volte per non ammettere i propri errori. Non si può contare sulla sola capacità di supplenza ed auoorganizzazione degli uffici, se non altro perché essendo queste differenti da ufficio ad ufficio, non si colma il gap telematico fra chi ha creduto e spinto sulle nuove tecnologie e chi le ha lasciate dormire, quando non addirittura osteggiate.

Dr. Enrico Consolandi

Magistrato informatico presso il Tribunale di Milano

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.