Riforma pensioni 2022, ultime: verso il contribuivo per tutti?

Martedì a Palazzo Chigi vi sarà l’incontro con i sindacati per parlare della riforma delle pensioni, le idee che continuano a circolare post quota 100 non sono delle migliori. Lo scopo dell’esecutivo se si esclude la quota 102 per un solo anno sembrerebbe quella di un ritorno graduale alla Fornero o una sorta di flessibilità in uscita anticipata dai 62 anni che prevedrebbe però un ‘pegno’ da pagare, piuttosto cospicuo, da parte dei lavoratori che aderiranno all’opzione. Infatti pare che il Ministro Orlando stia optando per un’uscita dal lavoro dai 62 anni d’età con l’assegno calcolato però interamente col contributivo. I dettagli e le paure dei lavoratori.

Riforma pensioni 2022, l’unica strada per anticipare è un sistema contributivo per tutti?

Da molti è stata ribattezzata ‘opzione tutti’, proprio perché la penalità a cui si andrebbe incontro per poter uscire anzitempo dal lavoro ricorda molto la penalità a vita a cui vanno incontro le donne che hanno deciso di optare per l’opzione donna, che prevede il ricalcolo dell’assegno con il solo metodo contributivo ed un taglio che va dal 25-30%.

Lo stesso ministro Orlando avrebbe nelle sue ultime dichiarazioni affermato che lo scopo sarebbe quello di puntare ad una maggiore flessibilità in uscita come richiesto dai lavoratori cercando però di mantenere la sostenibilità.  Così Orlando: “Tornare al contributivo non significa necessariamente tornare alla Fornero com’era: lo sforzo che si può fare è mantenere l’impianto contributivo, ma costruire elementi di flessibilità che consentano di evitare alcune rigidità e andare così incontro ad alcune delle istanze del sindacato”.

Ma il sindacato è davvero questo che vuole? Chiaramente no, ed è per questo che nell’incontro di Martedì Cgil, Cisl e Uil faranno di tutto per chiarire le loro posizioni, l’idea è sempre quella di puntare sulla flessibilità in uscita dai 62 anni, sui 41 anni senza limiti anagrafici per i lavoratori che hanno alle spalle 41 anni di contributi versati, una pensione di garanzia per i giovani, ed una maggiore valorizzazione del lavoro di cura ai fini previdenziali per le donne.

Riforma pensioni 2022, Sindacati sul ‘piede di guerra’

Landini nei giorni scorsi a vari media ha ricordato l’importanza dell’incontro di Martedì asserendo : “Potremo portare le nostre proposte di riforma chiederemo maggiore flessibilità e tutele per giovani, donne e fragili ed è necessario intervenire sul sistema puramente contributivo che senza correttivi rischia di non stare in piedi»”.

Dalla loro i lavoratori sembrano dividersi in chi sostiene che il contributivo potrebbe essere un’opzione temporanea ed alternativa per raggiungere anzitempo la pensione e chi si dice completamente contrario al ricalcolo contributivo dell’assegno che vivrebbe come ‘l’ennesima beffa’ . L’apertura ad un compromesso del nostro lettore Beppe pare ricordare un po’ l’idea di fondo della proposta Tridico, in pensione dai 62 anni con la sola quota contributivo a cui si aggiungerebbe la parte retributiva una volta raggiunti i 67 anni, egli infatti asserisce: “ Bisogna attivare il pensionamento a partire dai 62 anni col contributivo fino ai 42 anni e 10 mesi (per chi li raggiunge prima dei 67 anni), e poi anche il retributivo; chi non raggiunge i 42,10 prima dei 67, dovrebbe prendere il retributivo al raggiungimento dei 67 anni. Per chi rientra nel solo contributivo, dai 62 anni avrebbe già la pensione totale (comunque inferiore al retributivo o misto). Poi è necessario inserire tutte le misure a tutela delle categorie disagiate. Per costituire, nell’ambito del sistema contributivo, qualcosa che possa garantire una futura pensione per i giovani bisogna: aumentare i salari (tanto e a prescindere); diminuire la tassazione a carico dei lavoratori; aumentare i contributi obbligatori; rendere totalmente libera e detassata la contribuzione volontaria in qualsiasi forma ed entità, in aggiunta alla contribuzione obbligatoria. È inoltre indispensabile separare totalmente la previdenza dall’assistenza. Si potrebbe anche fare di meglio. Intanto sarebbe utile che l’inps calcolasse (al 31.12.21), per ogni iscritto, in base ai contributi versati, anni di versamento e sistema di calcolo, della rata pensionistica che prenderebbe se potesse andare in pensione al 01.01.22, con il calcolo degli adeguamenti col passare del tempo: in questo modo si potrebbe avere una base di partenza per programmare gli eventuali futuri pensionamenti. Sarebbe anche da inserire, perlomeno nelle aziende dove è possibile, il pensionamento part-time da abbinare a nuove assunzioni: il pensionato part-time riduce le ore di lavoro percependo uno stipendio ridotto da parte dell’azienda, e con le ore mancanti che vengono pagate dall’inps, in abbinamento indifferibile all’assunzione di un giovane”

Dall’altra parte vi sono tanti che la pensano con Don che rivolgendosi ai sindacati ed all’incontro che dovranno avere Martedì a Palazzo Chigi, dice: “ Non accettate mai, e poi mai, il contributivo secco. Dal misto non si esce con colpi di spugna di questo genere, a gente con 35 anni in su di contributi.
Noi abbiamo già avuto, con le riforme Amato, Dini, Fornero, le nostre batoste! La mia generazione ha già dato!”.

Voi vi sentite più vicino alle considerazioni di Beppe o a quelle di Don? Insomma pur di anticipare di qualche anno la quiescenza sareste disposti al ricalcolo dell’assegno col metodo contributivo o a queste condizioni meglio la Fornero ‘tutta la vita’? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito. (Fonte)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.