Una struttura in bambù per recuperare acqua potabile dall’umidità

Ci sono zone del mondo in cui l’acqua rappresenta ancora un bene raro e prezioso, tanto che quotidianamente bambini e madri di famiglia sono costretti a percorrere lunghe distanze per accaparrarsi la quantità giornaliera; recuperare acqua potabile è un problema primario per molte popolazioni perché spesso l’acqua disponibile non è potabile, causando così malattie e infezioni, soprattutto nei casi in cui la fonte venga condivisa con il bestiame.

L’Etiopia è uno dei Paesi che deve fare i conti con la mancanza di una rete idrica adeguata, tra le ultime in classifica in merito a disponibilità e qualità dell’acqua. In realtà basterebbe davvero poco per migliorare le condizioni di vita di chi vive in questa regione africana, come sembra dimostrarci l’innovativo progetto sviluppato proprio da due architetti italiani, Arturo Vittori e Andrea Vogler dello studio Architecture and Vision

Utilizzando solo bambù, filo di ferro e polietilene, i due architetti hanno eretto una struttura capace di assicurare almeno 100 litri di acqua al giorno. Il progetto, denominato Warka Water, è stato realizzato grazie alla collaborazione del Centro Culturale Italiano di Addis Abeba e della EiABC (Istituto Etiope di Architettura, Edilizia e Sviluppo urbano).

Il nome Warka in etiope significa “albero di fico“, una pianta sempre più rara in quelle zone, simbolo di prosperosità e fertilità.

Questa ‘torre d’acqua’ è stata costruita prendendo spunto dal coleottero del Namib il quale, per combattere la siccità e garantirsi la sopravvivenza, si disseta facendo scorrere sul corpo le gocce d’acqua accumulate per effetto della condensa.

la torre warka water

La Warka Water, per recuperare acqua potabile dall’umidità, utilizza una rete in polietilene sostenuta dalla struttura in bambù. L’umidità notturna è catturata grazie alla condensazione e trasformata in acqua da bere, che viene raccolta in una ciotola posta alla base.

 

Il progetto è stato concepito per essere costruito dalla gente locale, sfruttando materiali come il bambù, che cresce velocemente e in queste zone è di facile reperibilità.

 La torre ha una struttura reticolare in polietilene ed un pannello solare per assicurare la luce nelle ore notturne, è alta 9 metri e pesa solo 60 kg, ed è studiata per essere eretta da 4 persone senza l’utilizzo di particolari impalcature, grazie alla sua scomposizione in 5 moduli.

la torre in bambù

Il progetto è stato già presentato alla Biennale dell’Architettura di Venezia nel 2012 e si stima che entro il 2015 possa essere realizzato nella maggior parte dei villaggi etiopi isolati.

Una soluzione ecologica, poco dispendiosa e di facile realizzazione che potrebbe rivoluzionare la quotidianità di molte persone.

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.