INQUINAMENTO AD ALTA QUOTA. GREENPEACE: “Ecco i colpevoli”

Sotto accusa i capi d’abbigliamento outdoor che non hanno eliminato i Pfc, composti polifluorati e perflorurati che possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale. Indagini su otto cime in tre continenti. I Monti Sibillini i più contaminati

 Il panorama è mozzafiato: dalla cima si vedono distese immacolate di monti innevati, a perdita d’occhio. Bello ma non incontaminato. Alle tracce di inquinamento industriale e urbano trovate fin sulle cime dell’Himalaya si sommano sostanze chimiche pericolose e persistenti usate anche nella produzione di abbigliamento outdoor, proprio quello reclamizzato con spot sulla natura selvaggia. La denuncia viene da un rapporto di Greenpeace, “Impronte nella neve”.

Fra maggio e giugno scorsi otto squadre di attivisti dell’associazione ambientalista hanno organizzato spedizioni in aree montane in tre continenti per prelevare campioni di acqua e neve che sono stati poi analizzati in laboratorio. Dalle provette è emersa la presenza di Pfc, composti polifluorati e perflorurati impiegati in molti processi industriali per la produzione di beni di consumo: il settore dell’abbigliamento outdoor li usa nelle finiture impermeabilizzanti e antimacchia. Una volta rilasciati nell’ambiente si degradano molto lentamente, restando nella forma originaria per diversi anni e disperdendo

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.