Il recente terremoto nel centro Italia riporta alla nostra attenzione la questione relativa alla pericolosità del territorio italiano. Ma c’è un fenomeno ugualmente pericoloso: il sinkhole
Non è possibile prevedere quando avverrà una scossa sismica, tuttavia è possibile conoscere le zone più a rischio così da difendersene e attuare una efficacepianificazione territoriale. E se questo è vero per i terremoti lo è ancora di più per gli altri fenomeni naturali come frane, alluvioni e sinkhole. Questi ultimi, di recente “scoperta”, sono sprofondamenti naturali del suolo, vere e proprie voragini, che hanno diametro e profondità variabili da pochi metri a centinaia di metri.
Anche se questo tipo di dissesto è meno conosciuto, sono molte le sue manifestazioni nel territorio italiano a partire dall’epoca medievale fino ai giorni d’oggi: l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sta svolgendo un grande lavoro di ricognizione e analisi dei sinkholes per identificare il fenomeno e le sue cause così da individuare le aree a rischio. E’ possibile visualizzarne la localizzazione delle voragini finora censite sul sito dell’ISPRA: emerge che le regioni più colpite sono il Lazio e la Toscana e in generale la costa tirrenica, in corrispondenza di conche intramontane e nelle pianure costiere dell’Appennino centrale e Settentrionale.
Le cause di queste voragini sono da ricercarsi nel sottosuolo di tipo carbonatico o di roccia solubile, che con lo scorrimento dell’acqua si disgrega e cede anche a profondità notevoli. In più le ricerche evidenziano come questi fenomeni possono essere innescati da scosse sismiche o intense precipitazioni. Purtroppo la formazione di questi fenomeni è improvvisa e può avvenire in un unico evento, provocando anche vittime e gravi danni alle abitazioni, come avvenuto nel 1995 nel centro abitato di Camaiore, nella provincia di Lucca. Non è superfluo notare che qui, una settimana prima del collasso, una scossa del VII grado della scala Mercalli abbia interessato l’area in oggetto. Altre volte queste voragini sono state ricolmate di acqua così da formare alcuni laghi: ne sono un esempio i laghetti della pianura pontina e il lago di Paterno a Rieti (guarda la fotogallery).
I sinkholes si verificano in contesti geologici complessi ma considerarli solo fenomeni naturali è limitativo perché sono favoriti dal crollo di cavità derivate da attività antropiche: è il caso di Roma e Napoli dove la passata attività estrattiva ha prodotto una serie di vuoti nel sottosuolo che collassando trascinano con sé il tessuto urbano sovrastante. Anche l’eccessiva estrazione di fluidi come acqua e gas provoca subsidenze e voragini. Infine, l’espansione urbanistica è spesso attuata in modo imprudente, invadendo aree pericolose e aumentandone la vulnerabilità: spesso si costruisce in pianura perché la si ritiene erroneamente più sicura e invece sono proprio le pianure alluvionali o costiere ad essere le aree più esposte a rischio sinkhole.
Pertanto è evidente quanto la conoscenza geologica e geomorfologica del territorio sia necessaria nell’individuazione delle aree a rischio. Si tratta di una condizione fondamentale per un’adeguata quantificazione del rischio e per un’efficace pianificazione territoriale in aree potenzialmente soggette a fenomeni di sinkhole. Ad esempio negli Stati Uniti informazioni, modalità di allertamento e norme di comportamento sono diffuse anche tramite internet.
Questo porta a riflettere sul ruolo decisivo che hanno le amministrazioni territoriali nel cogliere queste informazioni per una buona pianificazione territoriale e adoperarsi affinché siano forniti alla popolazione gli strumenti e una conoscenza adeguata del proprio territorio al fine di salvaguardare la propria vita e quella degli altri. (FONTE: architetto.info)
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