Sedici settembre 2013, mezzanotte circa. Nel piazzale interno della caserma di via Oceano Indiano, sede del secondo Reparto Radiomobile dei Carabinieri, succede qualcosa di strano. Mentre una squadra si prepara ad entrare in servizio notturno il carabiniere scelto Michele Cerulli viene ferito all’improvviso alla coscia destra da un proiettile di gomma. Chi ha sparato? Il carabiniere viene portato al Cto, ma nel referto del medico risulterà poi scritto che la lesione alla coscia è stata causata dalla caduta su un muretto . Perché? Le domande sono finite al centro di un’inchiesta della Procura che ha portato al rinvio a giudizio di 6 carabinieri, con accuse che vanno dal falso ideologico al favoreggiamento alle lesioni. Secondo il pm quella notte uno dei carabinieri avrebbe utilizzato la propria pistola (caricata con proiettili vietati) «con intento ludico», ferendo Cerulli per uno stupido scherzo che il comandante della squadra avrebbe poi cercato di coprire concordando con lo sparatore una versione falsa riferita al pronto soccorso. Tanto che, quella notte, il carabiniere ferito tornò in caserma con il proiettile ancora nella gamba. Quando qualche giorno dopo Cerulli venne portato in una clinica per l’estrazione del proiettile nel frattempo affiorato sottocute, lo stesso comandante di squadra di quella notte avrebbe usato senza permesso l’auto di servizio per raggiungere in fretta il luogo dell’operazione. Per questo il tribunale militare di Roma lo ha condannato a quattro mesi per violata consegna aggravata. (FONTE: iltempo.it)
