«La sicurezza in azienda? Non c’è se è solo di carta»

imageEngineering, società mestrina che pubblica periodicamente i dati sugli infortuni mortali, l’Emilia Romagna nell’anno in corso si è piazzata al terzo posto in Italia per incidenza di decessi sul numero degli occupati. La provincia estense occupa la 44ª posizione sul totale di un centinaio di “colleghe” oggetto della rilevazione, ma nel 2016 (con 11 casi rilevati) aveva scalato la classifica salendo fino al nono gradino. Stefano Bergagnin, ingegnere ferrarese, 56 anni, è uno degli specialisti del settore. Ha iniziato come libero professionista oltre 20 anni fa, dal 2008 è direttore tecnico di Pass srl e fa parte del Gruppo Lavoro Sicurezza del Consiglio nazionale degli ingegneri. In un’estate dominata dall’emergenza caldo e dalla siccità non è passato inosservato l’infortunio al petrolchimico nel quale è rimasto folgorato un operaio di 53 anni.

«L’Italia, dal punto di vista normativo, non è un Paese che è rimasto immobile. Già la legislazione varata nel dopoguerra aveva piantato paletti importanti, l’impianto è stato rinforzato negli anni ’90 con il recepimento delle direttive europee. Nel 2008 con il Testo Unico la materia è entrata capillarmente nelle aziende, compresi gli obblighi per gli imprenditori di istruire i loro collaboratori e dipendenti», spiega Bergagnin.

Eppure gli infortuni non mancano, provincia e regione non sono proprio in fondo alla classifica…

«Manca ancora un passo, tutt’altro che secondario. Troppo spesso, in particolare nelle imprese meno forti sul mercato, si considera l’investimento in sicurezza come un semplice obbligo e non si trasmette al personale la consapevolezza che non si tratta di un aspetto aziendale di minore importanza rispetto a tanti altri. Non parlo solo di piccoli imprenditori, anche quelli più rilevanti non sono sempre attenti a questo tema. Del caso Thyssen, avvenuto dieci anni fa, si parla ancora. Il rischio è che l’azione si traduca in una produzione di carta e la sicurezza se è solo di carta non funziona».

Perché Ferrara si presenta con dati non sempre confortanti?

«Conosco imprenditori che non sottovalutano la questione. Uno dei motivi, comunque, è che in provincia esistono alcuni “poli” industriali di una certa importanza. All’interno di realtà così complesse può anche capitare che il committente non venga informato della presenza in cantiere di una ditta che ha ottenuto il lavoro in subappalto. Il livello di sicurezza può risentirne, come la chiarezza sulle eventuali responsabilità. La ditta appaltatrice può infatti trovare conveniente scaricare la formazione sul subappalto. Oggi resta in generale un nodo da sciogliere».

Negli ultimi anni qualcosa si è mosso, però.

«Sì, ma non è sufficiente. Dopo l’accordo Stato-Regioni del 2011 ogni azienda ha iniziato a gestire i corsi e coinvolto il personale. Si è creato un nuovo mercato e, sulla formazione oggi operano anche aziende che “aggirano” le regole falsificando gli attestati di formazione. Se ne parla da mesi in Italia, sono state aperte inchieste».

Quanto costa la sicurezza in azienda?

«Se non bisogna procedere ad interventi strutturali ci si può anche fermare a 1000-1500 euro all’anno per un piccolo imprenditore, un costo che può essere sostenuto senza che il bilancio ne risenta troppo. Un infortunio invece può avere riflessi enormi sulla salute dell’impresa: dal punto civilistico e penale».

La crisi quanto ha inciso sulla disponibilità degli imprenditori a farsi carico del problema?

«Molto nei primi anni, dopo il 2008-2009. Ora la situazione sta migliorando».

Che approccio ha l’imprenditore con l’esperto in sicurezza del lavoro?

«Chiede il preventivo e spesso sceglie quello col prezzo più basso. Ma se la media di una prestazione è di 800-1000 euro e qualcuno te la propone a 300 un campanello dovrebbe suonare: non tutti gli operatori hanno lo stesso livello di serietà e competenza. In passato molto sì è fatto per adeguare strutture e presìdi, poi l’organizzazione. Oggi bisogna agire sui comportamenti, se il primo che non crede nell’importanza della sicurezza è l’imprenditore è difficile che ci creda il suo lavoratore».(gi.ca.)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.