L’obbligo vaccinale spaventa più del green pass

Sul web le conversazioni sulle misure di contenimento del virus mostrano andamenti differenti: il certificato verde provoca meno ostilità rispetto all’eventuale somministrazione obbligatoria del siero. Ma rabbia e disapprovazione restano alte

In Italia è in leggera diminuzione la curva epidemica dei contagi da coronavirus mentre restano stabili i ricoveri nelle terapie intensive. La Camera ha approvato il nuovo decreto sul green pass (ora passa all’esame del Senato) ma non sono mancate le tensioni tra le forze di maggioranza che sostengono il Governo Draghi. Nei giorni scorsi, infatti, la Lega aveva votato in Aula a Montecitorio a favore di alcuni emendamenti proposti da Fratelli d’Italia, per eliminare l’obbligo della certificazione verde ai minorenni, ora in vigore dai 12 anni in su. Entrambe le proposte di modifica sono state bocciate, ma il voto del Carroccio divide la maggioranza e innesca polemiche.

Enrico Letta parla di “limite ampiamente superato”, mentre Giuseppe Conte chiede alla Lega di “fare chiarezza”. Polemiche e ripercussioni alimentate anche sul web e sui social, dove le discussioni sul certificato verde, la cui validità è stata estesa per un anno, si intrecciano a quelle dell’obbligo vaccinale.

Novità anche per le scuole: oltre ai docenti e al personale amministrativo, l’obbligo di possedere il green pass riguarda chiunque accede alle strutture delle istituzioni scolastiche. Quindi anche i genitori dovranno avere il certificato per entrare negli istituti frequentati dai loro figli.

Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6* abbiamo monitorato e analizzato le conversazioni sul web su vaccini e green pass, dal mese di agosto. Il volume e l’andamento delle due curve sono paralleli ed equiparabili senza particolari scostamenti per diversi giorni; sono temi percepiti come affini, l’uno connesso all’altro. Col trascorrere delle settimane la discussione sui vaccini è diventata prevalente e le conversazioni si sono concentrate su aspetti differenti: dagli ipotetici effetti collaterali, fino al profilo di costituzionalità dell’obbligo vaccinale.

Sui vaccini la curva delle conversazioni è caratterizzata da consistenti picchi di interesse, soprattutto in concomitanza della dichiarazione del Ministro della Salute, Roberto Speranza, inerente la possibilità di rendere obbligatoria la vaccinazione. Una discussione che ha diviso l’opinione pubblica e la maggioranza di Governo, con il fermo rifiuto da parte della Lega.

Sul green pass, invece, si registra un andamento costante delle conversazioni, senza osservare picchi e volumi di interesse particolarmente alti.

Con il trascorrere dei mesi sono cambiati anche i focus tematici all’interno del perimetro delle discussioni sull’obbligo vaccinale, e sugli eventuali effetti collaterali del siero: fino ad aprile 2021 il 37,4% delle conversazioni sui vaccini erano relative alle trombosi, successivamente questa percentuale è scesa al 7,6%. Oggi si parla più genericamente di effetti collaterali, di scarsa sicurezza, di “vaccino sperimentale” e “terapia genica”. 

In generale gli alti valori di rabbia e disapprovazione confermano lo scarso consenso per le misure contenitive del virus. Ostilità e dubbi che a vario titolo e con differenti motivazioni, trovano in Claudio Borghi, Matteo Salvini i riferimenti principali, tra i più menzionati sui social. 

Proprio sul green pass del quale si è parlato tanto in queste ore contestualmente all’iter parlamentare sul decreto, la rabbia e la disapprovazione dell’audience rilevata con la sentiment analysis, caratterizzano posizioni differenti: c’è chi è contrario per una questione di principio (una minoranza), riferendosi alle limitazioni delle libertà personali e ai diritti previsti dalla nostra Costituzione; e c’è chi invece concentra la discussione su aspetti pratici come le limitazioni per i ristoranti che rischiano di perdere fatturato, studenti costretti a indossare la mascherina in aula se in presenza di compagni sprovvisti di green pass, interruzioni delle abitudini diffuse di convivenza sociale, etc…

Per quanto riguarda le persone dichiaratamente “non vax” che si definiscono tali nelle rispettive biografie dei profili social, il 60% sono uomini, e la fascia generazionale più ampia va dai 35 ai 44 anni. Infine abbiamo analizzato gli utenti che hanno dichiarato esplicitamente la volontà o meno di vaccinarsi.

Osserviamo che le donne sono leggermente più favorevoli alla vaccinazione (37% nel primo gruppo vs 30% nel secondo) rispetto agli uomini. I più giovani (< 34 anni) sono maggiormente disposti a vaccinarsi rispetto ai più anziani (50,6% nel primo gruppo vs 43,8% nel secondo gruppo).  

*Analisti: Gaetano Masi, Marco Mazza, Giuseppe Lo Forte, Riccardo Scala, Gabriele Mattesini. Giornalista, content editor: Massimo Fellini (Fonte)

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MARIO FERRAIOLI - Nel '94 fondo lo STUDIO ALBATROS, informatico e consulente aziendale sono autore di un software gestionale per la sicurezza sul lavoro e nei cantieri sviluppato in Intelligenza Artificiale.