Nel quadro della giurisprudenza relativa alla responsabilità penale dell’amministratore di diritto, la Corte di Cassazione, Sezione Seconda Penale, ha emesso una sentenza cruciale sull’argomento. La decisione si è concentrata sulla responsabilità dell’amministratore di diritto, in collaborazione con l’amministratore di fatto, in riferimento a illeciti collegati alla società.
Il caso specifico riguardava due imputati, l’amministratore di diritto e l’amministratore di fatto di una concessionaria di automobili, accusati di riciclaggio di un veicolo proveniente da furto.
La sentenza impugnata aveva precedentemente affermato la responsabilità dell’amministratore di diritto, sostenendo che “sembra implausibile ritenere che l’imputato non fosse a conoscenza dell’operazione in questione, posta in essere a nome della società da lui amministrata dal socio e zio dell’appellante”.
Tuttavia, la Corte ha giudicato tale motivazione sostanzialmente apparente e congetturale, stabilendo chiaramente il principio secondo cui “va escluso che l’amministratore formale di una società debba rispondere automaticamente, per il solo fatto della carica rivestita, dei reati commessi da altri soggetti che abbiano operato nell’ambito dell’attività societaria, dovendosi verificare la sua compartecipazione materiale e morale al fatto che potrebbe anche essere sfuggito alla sua cognizione”.
Il tema della responsabilità penale dell’amministratore non operativo è un argomento ricorrente in giurisprudenza, con ogni livello che afferma e ribadisce la necessità di dimostrare completamente il contributo causale della sua condotta alla realizzazione del reato e, soprattutto, la sua conoscenza del fatto illecito.
